La malasanità va intesa come macrofenomeno, composto da più parti, con più problematiche e non interessa soltanto i pazienti, ma ci sono degli ambiti che vedono i “camici bianchi” come vittime.

Una di queste è sicuramente quella della sicurezza, intesa in senso fisico, all’interno delle strutture ospedaliere. Per capire la gravità del fenomeno, prendiamo il dato della Campania: da inizio anno ben 30 aggressioni al personale sanitario. Per contrastare questi episodi di violenza è stata avviata una campagna di sensibilizzazione, promossa dall’Ordine dei medici di Napoli, che prevede la distribuzione di pettorine, raffiguranti giubbotti antiproiettili, con la scritta Stop alla violenza contro i camici bianchi .

“La nostra iniziativa ha messo in moto la politica su temi che non possono non essere affrontati”. Questo il commento di Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli,  all’interrogazione parlamentare presentata la settimana scorsa dal deputato Ndc Raffaele Calabrò sulla questione delle aggressioni al personale sanitario negli ospedali napoletani.

Soddisfazione per l’iniziativa è stata espressa da Luigi Sparano segretario della sezione provinciale di Napoli della Federazione italiana dei medici di Medicina generale (FIMMG) secondo cui «finalmente il tema delle aggressioni ai medici è arrivato all’attenzione della politica nazionale e in particolare del ministro Lorenzin».

Il leader Fimmg ha specificato che nell’interrogazione «si riconosce anche l’esigenza di procedere a un ulteriore sblocco del turn over per garantire al personale sanitario di operare nella massima sicurezza anche ai fini della qualità dell’accoglienza e dell’assistenza da erogare in tempi rapidi».

Sparano ha puntato il dito contro “l’immobilismo” rispetto alle Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft). Su questo fronte, «tutto è fermo ed è estremamente preoccupante e ingiustificato».  «La mancata realizzazione delle Aft – ha dichiarato il presidente Fimmg – non fa altro che ripercuotersi sull’assistenza e in particolare sui pazienti cronici che non riescono a trovare risposte adeguate».

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