Risolto un endoleak mediante un nuovo approccio arterioso non presente nella letteratura medica
Un endoleak comparso dopo il trattamento di un aneurisma dell’arteria succlavia destra risolto con un nuovo approccio che non ha precedenti nella letteratura medica. Lo straordinario intervento è stato realizzato presso il Salus Hospital di Reggio Emilia dallo specialista in chirurgia vascolare Gioachino Coppi.
L’endoleak è la persistenza, anomala, di sangue all’interno del lume del vaso colpito da aneurisma – dilatazione patologica dell’arteria – nonostante l’innesto di un’endoprotesi il cui scopo è quello di escluderlo dal restante circolo sanguigno.
L’operazione è stato realizzata grazie all’impiego di tecniche mininvasive a basso trauma operatorio, in anestesia locale e sfruttando una via d’accesso chirurgica. “Per raggiungere l’aneurisma – spiega Coppi – abbiamo utilizzato per la prima volta un approccio arterioso, che risulta mai ipotizzato fino ad oggi, ottenuto dall’arteria mammaria all’altezza del secondo spazio intercostale”.
Il quadro clinico iniziale del paziente evidenziava una sindrome di Marfan – malattia genetica correlata a vari disfunzioni cardiovascolari – in un soggetto già operato per dissezione dell’aorta ascendente e sostituzione della valvola aortica; un aneurisma dell’aorta addominale e un caso, complesso, di aneurisma dell’arteria succlavia destra che aveva richiesto il reimpianto dell’arteria vertebrale sulla carotide comune, un bypass carotido-succlavio, la legatura arteriosa a valle dell’aneurisma e un’endoprotesi sull’anonima estesa alla carotide comune destra escludendo l’ostio (apertura) dell’arteria succlavia dilatata.
La somministrazione di farmaci anticoagulanti, nel paziente portatore di valvola meccanica aortica, aveva favorito il mantenimento di un endoleak da incompleta sigillazione sull’arteria anonima, con deflusso sanguigno verso l’arteria mammaria destra. “L’originalità dell’intervento – afferma il chirurgo – consiste nell’aver isolato la mammaria destra in anestesia locale, nell’averla incannulata in modo retrogrado per poi arrivare – tramite cateteri ad hoc – alla sacca aneurismatica chiudendola in modo definitivo con l’inserimento di apposite spirali e colla a base di fibrina. Successivamente si è proceduto anche alla legatura chirurgica della mammaria”.
“Ogni altra metodica, valutata assieme al cardiochirurgo – spiega Coppi – era impossibile e troppo rischiosa. Questo modus operandi non convenzionale ha reso un intervento ad alto rischio una procedura più sicura ed efficace: come spesso succede, il difficile di una nuova via d’accesso è intuirla e scoprirla, seguirla poi è facile per tutti”.
Il paziente, un uomo 67enne proveniente dalla Liguria ricoverato in regime Ssn, è stato dimesso nell’arco di sole 24 ore ed è tornato alla vita di tutti giorni in ottima salute.