Dopo il pronunciamento del Consiglio d’Europa, il dicastero risponde sui medici obiettori e sull’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza nel nostro paese

Il Consiglio d’Europa ha riportato i riflettori sulla Legge 194 e sulle interruzioni di gravidanza in Italia. Dichiarando ammissibile un ricorso della Cgil, ha sottolineato come le norme sull’aborto che permettono l’obiezione di coscienza comporterebbero un carico eccessivo di lavoro sui medici non obiettori e metterebbero a rischio la salute delle donne che rischiano di incontrare difficoltà nell’accesso a tali pratiche.

Il Ministero della Salute, però, ha precisato che, nella risposta del Consiglio d’Europa al ricorso (presentato nel 2013) “non sono stati presi inconsiderazione i dati presentati nell’ultima Relazione al Parlamento sull’applicazione delle Legge 194, in cui il carico di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore è stato rilevato anche a livello sub regionale, cioè relativamente alle singole Asl. Non è stato tenuto conto altresì della più recente attività del  Ministero che ha finanziato un Corso di Formazione su: Sistema di Sorveglianza dell’IVG e applicazione della L.194/78, organizzato da ISS in collaborazione con Ministero e ISTAT, che si è tenuto il 24 febbraio scorso, presso l’ISS, destinato ai referenti delle regioni e delle province autonome o di altri enti di promozione e tutela della Salute coinvolti nel progetto Sistema di sorveglianza sull’IVG, allo scopo di migliorare ulteriormente le modalità di raccolta dati riguardo la 194, e l’utilizzo dell’informazione anche a livello locale per evidenziare punti di attenzione e strategie di miglioramento per la piena applicazione della L.194”.

Presentata lo scorso ottobre, la relazione al parlamento sull’applicazione della legge 194 presentata lo scorso ottobre contiene dati definitivi relativamente all’anno 2013 e preliminari relativamente all’anno 2014. E’ basata sui dati forniti dalle regioni e dalle schede ISTAT, verificati ed elaborati da Istituto Superiore di Sanità e Ministero. Si tratta di una delle raccolte dati più aggiornate e puntuali al mondo. In sintesi, ne emerge che: “l’offerta del servizio in relazione al diritto di obiezione di coscienza degli operatori (carico di lavoro medio settimanale di IVG per ogni ginecologo non obiettore), indica una sostanziale stabilità del carico di lavoro settimanale per ciascun ginecologo non obiettore: considerando 44 settimane lavorative in un anno, il numero di IVG per ogni ginecologo non obiettore, settimanalmente, va dalle 0.5 della Sardegna alle 4.7 del Molise, con una media nazionale di 1.6 IVG a settimana (era 1.4 nel 2012 e 1.6 nel 2011). E anche nelle regioni in cui si rileva una variabilità maggiore (Lazio e Sicilia), cioè in cui si rilevano ambiti locali con valori di carico di lavoro per ginecologo non obiettore che si discostano molto dalla media regionale (outlier), si tratta comunque di un numero di IVG settimanali sempre inferiore a dieci. In particolare i valori più elevati, 9.6 e 9.4, sono rispettivamente in una Asl della Sicilia e in una del Lazio; tutti gli altri valori risultano inferiori.

Il numero di non obiettori risulta quindi congruo, anche a livello sub-regionale, rispetto alle IVG effettuate, e il carico di lavoro richiesto non dovrebbe impedire ai non obiettori di svolgere anche altre attività oltre le IVG e non dovrebbe creare problemi nel soddisfare la domanda di IVG.

Eventuali difficoltà nell’accesso ai servizi, quindi, sono probabilmente da ricondursi a situazioni ancora più di dettaglio di quelle delle singole aziende sanitarie rilevate nella presente relazione, e riferite a singole strutture.”

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