L’uomo si era recato in Pronto soccorso per un ascesso dentale. Era deceduto dopo poco più di due settimane per una “fascite necrotizzante odontogena con mediastinite”

Rischiano il processo per omicidio colposo nove medici in servizio nella primavera del 2017 negli ospedali di Marsala, Trapani e Palermo. I camici bianchi sono finiti nel mirino della Procura di Palermo per il decesso di un 48enne, morto a causa di un ascesso dentale mal curato. Il prossimo 10 marzo il Giudice per l’udienza preliminare dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo avanzata dal Pubblico ministero.

Secondo l’ipotesi accusatoria, i professionisti avrebbero “cagionato il decesso” dell’uomo per “colpa” consistita in “negligenza, imprudenza, imperizia”, oltre che “per colpa specifica consistita nella violazione delle linee guida definite e pubblicate dalla comunità scientifica internazionale in materia di infezioni odontogene e cervicofacciali”. Questi, perlomeno, sarebbero gli esiti di diverse consulenze tecniche.

In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, il 48enne si era recato il 24 marzo al Pronto soccorso dell’ospedale ‘Paolo Borsellino’ di Marsala, affetto da un ascesso dentale, dopo una cura prescritta dal medico di famiglia che non aveva dato esito.

Era stato visitato e dimesso con la prescrizione di una terapia medica e la richiesta di un ulteriore controllo per il 29 marzo.

Due giorni dopo, tuttavia, il 26 marzo, era tornato nuovamente in ospedale con febbre a 39 e una tumefazione sottomandibolare. Anche in tale circostanza era stato dimesso dopo una visita e lo svolgimento di alcune radiografie.

Il 28 marzo, in seguito a un altro accesso in ospedale dovuto al persistere della febbre alta, il personale sanitario aveva disposto il trasferimento del paziente nel nosocomio di Trapani per ulteriori esami. Qui i medici si erano accorti che le sue piastrine erano bassissime e si era reso necessario un ulteriore trasferimento al Civico di Palermo, dove l’uomo era stato sottoposto a due interventi chirurgici a distanza di pochi giorni. Il 10 aprile era sopraggiunto il decesso causato da una “fascite necrotizzante odontogena con mediastinite”.

Secondo il Pm, i medici che per primi hanno preso in cura la vittima avrebbero “sottostimato i dati clinici evidenziati anche attraverso un’ecografia del collo” e, pur formulando una diagnosi di ‘ascesso al collo’, avrebbero omesso di disporre il ricovero ospedaliero.

In particolare – prosegue il magistrato inquirente – “in occasione del terzo accesso in ospedale”, due degli indagati avrebbero sottostimato ancora una volta “i preoccupanti sintomi manifestati dal paziente (febbre, elevata frequenza cardiaca, presenza di disturbi della deglutizione), gli ormai allarmanti dati clinici evidenziati anche attraverso gli esami ematochimici (drammatica piastrinopenia e linfocitopenia) e la persistente mancata responsività alla terapia antibiotica”, disponendo il suo trasferimento a Trapani.

I medici avrebbero inoltre omesso di “formulare la diagnosi di Sindrome da risposta infiammatoria immimitaria (SIRS) e di sepsi conclamata”, nonché “di procedere ad un doveroso e urgente approfondimento diagnostico mediante tomografia assiale computerizzata collo-torace (che avrebbe a quel punto evidenziato, con probabilità prossima alla certezza, la necessità di trattamento mediante drenaggio chirurgico dell’ascesso al collo). Infine, non gli avrebbero somministrato “un trattamento antibiotico congruo per tipologia di farmaco, posologia e via di somministrazione”. La parola ora spetta al Gup.

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