Il gioco nell’autismo è un’attività fondamentale per più motivi. In primis è anche attraverso il gioco, l’osservazione del modo di giocare del bambino, che si ci può accorgere di una qualche anomalia dello sviluppo. Inoltre è il gioco ad essere al centro dei trattamenti per i bambini con autismo: il bambino stabilisce, esercita e migliora in una nuova relazione le sue abilità sociali e di linguaggio. È fondamentale ricordarsi che il gioco deve essere “seduttivo” per il bambino, ma anche qualcosa che gli dia “soddisfazione” e sia in grado di sostenere. È inoltre importante, per il bambino, acquisire una certa “padronanza dei giochi”: non dobbiamo, quindi, avere fretta che apprenda, che si ci sposti verso altri obiettivi.
Nei bambini con autismo, il gioco segue altri tempi e ritmi rispetto ai coetanei normodotati (è rallentato o molto veloce), è privo  degli aspetti simbolici, del “far finta” (solitamente il gioco è ripetitivo, stereotipato, ma non ci sono giochi in cui dei personaggi intraprendono storie con ruoli specifici). Molte volte si crede che il gioco, strutturare attività di gioco in terapia sia qualcosa di secondario, che potrebbe “togliere tempo” all’apprendimento del linguaggio. Invece proprio in situazioni poco stressanti emergono maggiormente le parole con un fine comunicativo.
Con il bambino con autismo, quindi, si gioca partendo ed accogliendo le sue preferenze, ma allo stesso tempo si struttura e si orienta il gioco di modo che possa essere un mezzo per raggiungere una serie di obiettivi. Gli obiettivi vengono scelti in base all’osservazione del gioco libero ed alle interviste con i genitori. Mano a mano che il bambino diventa “esperto” in alcune attività ludiche, può essere utile l’inserimento e il coinvolgimento di un pari che può dare l’opportunità al bambino di rispondere ad offerte sociali di un pari, di imparare da un coetaneo, di interagire in maniera soddisfacente con un pari. Nella scelta del compagno, è utile tener conto che il coetaneo sia socialmente competente così da poter essere flessibile all’interno del setting ed essere un modello per il bambino.
I giochi da poter fare ed i materiali da poter utilizzare sono molteplici,  ad esempio si può giocare con le palle così da sollecitare l’attenzione congiunta, l’imitazione, lo scambio di turni. È molto frustrante, inizialmente, giocare con i bambini autistici perché una serie di comportamenti che ci si aspetta, non ci sono. Ecco che lanceremo la palla, ma il bambino non la rilancerà. È importante sia essere dotati di tante palle/palline così da non interrompere la routine giocosa, sia di pazienza: i tempi di un bambino autistico sono completamente differenti rispetto a quelli che ci aspettiamo!
Per i bambini verbali, invece, si suggeriscono molto i giochi con “copione” in cui i bambini/ragazzi interpretano un ruolo con l’aiuto del terapeuta. Personalmente ritengo molto utile, con i soggetti verbali ma anche con i non verbali, fare delle esperienze fuori al setting classico di terapia: perché dover provare un copione se quel copione può essere “sperimentato” in strada col bambino? Può essere più utile andare in un bar, al parco, al supermercato ed interagire con gli altri, piuttosto che provare dei copioni.

Dr.ssa Rosaria Ferrara

(psicologa forense)

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