La Asl dovrà fornire alla famiglia della bambina affetta da autismo le risorse economiche necessarie per garantire le esigenze di continuità del trattamento ABA con il supervisore
La sentenza emessa il 22 dicembre 2016 dal Tribunale di Salerno a favore di una bambina affetta da autismo potrebbe essere storica: “la Asl dovrà fornire alla famiglia le risorse economiche necessarie per garantire le esigenze di continuità del trattamento ABA con il supervisore fino alla effettiva presa in carico della minore presso il centro con la presenza del supervisore garantito”.
La sentenza arriva dopo che nell’ottobre del 2015 i genitori di G., bambina di sei anni affetta da autismo, appartenenti al movimento genitori Insieme, avevano fatto causa all’Asl di Salerno per chiedere l’istituzione di una equipe professionale per seguire la figlia secondo le linee guida riconosciute dalla regione Campania, oppure in alternativa fornire alla famiglia le risorse necessarie per portare avanti il lavoro dei professionisti che già la seguivano, confermando la supervisione della dottoressa in carico.
Come evidenzia il sito Pernoiautistici.com, che ha seguito fin dall’inizio la vicenda, questa sentenza andrebbe “oltre una vittoria personale”, in quanto, come ha dichiarato il padre della bambina, “questa battaglia ha messo a nudo il sistema fallimentare dei centri accreditati (tutto agli atti) e la determinazione, senza fondamento , quasi un accanimento sistemico, del distretto e della Asl nel non raccogliere l’esigenza reale della bambina e dell’autismo, ma esclusivamente votato all’escludere l’assistenza indiretta. L’ordinanza dovrebbe rappresentare il grido dei genitori e la sufficienza con la quale l’Asl affronta l’autismo. Abbiamo vinto, ma l’Asl capirà che ha perso? Certamente noi l’aiuteremo.”
Racconta ancora il sito che già il 30 maggio il giudice di primo grado dava ragione alla famiglia, in quanto “il progetto riabilitativo individuale deve garantire una globalità di presa in carico che coinvolga l’ambito scolastico, famigliare e sociale chiarendo che è terapeuticamente corretta ed altamente auspicabile la continuità delle figure di riferimento tecnico ABA che già implementano il programma comportamentale della minore”.
L’Asl aveva fatto poi ricorso, ma intanto era stata costretta a pagare le spese dell’analista comportamentale e dei tecnici del comportamento della bambina. Secondo il padre, in questo modo l’Asl avrebbe risparmiato quasi la metà dei costi.
“La Asl come da sue determine – racconta – ha speso per 309 ore di terapia a casa, a scuola e nel sociale, 7000 euro compreso l’analista ed il suo viaggio albergo con un risparmio netto di euro 6500 rispetto all’intervento domiciliare di un centro pari a 44 euro (retta centro per interventi domiciliari) che moltiplicate per le 309 ore, fa un totale di 13500 euro”.
Evidenzia Pernoiautistici.com che l’importanza della vicenda sta nel fatto che con la sentenza del Tribunale di Salerno “non solo si rigetta il ricorso della Asl, presentato dopo l’ordinanza che imponeva di pagare le spese della famiglia, ma si potrebbe innescare un meccanismo che supera il sistema di assegnazione di poche ore di terapie nei centri accreditati nei quali si riconosce anche come manchino le professionalità necessarie per un efficace percorso riabilitativo.