L’iniziativa scaturisce come risposta al crescente numero di aggressioni nelle strutture sanitarie. Il corso di autodifesa ha riscosso decine di adesioni

Un corso di autodifesa per il personale sanitario durante l’orario di lavoro. E’ l’idea di un radiologo del Pronto soccorso del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, appassionato di Krav Maga, una tecnica da combattimento ravvicinato di origine israeliana.

Per gli operatori sanitari è prevista la pratica della sola difesa passiva, imparando a non reagire e a cercare di subire meno danni possibile. Nessuno scopo offensivo dunque. L’obiettivo primario, sottolinea lo stesso promotore e organizzatore, è quello di “cercare di capire il linguaggio del corpo dell’aggressore e riuscire a liberarsi senza reazioni”.

Il corso, come riporta il Resto del Carlino, si terrà fino al mese di giugno e prevede un ciclo di dodici incontri da due ore ciascuna. La frequenza garantisce l’assegnazione dei crediti professionali.

Si tratta di una risposta al crescente numero di aggressioni che medici, infermieri e tecnici subiscono sul posto di lavoro.

Solo presso l’Azienda ospedaliera felsinea si sono registrate cinque aggressioni fisiche nel 2017 e quattro nel 2016. Senza contare gli episodi spiacevoli che capitano a chi assiste persone particolarmente agitate in Pronto soccorso e presso altri reparti.

L’idea del corso di autodifesa scaturisce proprio da un tentativo di aggressione verificatosi lo scorso anno;  una tecnica di radiologia si stava spostando di notte tra due reparti del Policlinico per effettuare una lastra, imbattendosi in una persona ubriaca. La donna, che riuscì a scappare, chiese al radiologo di insegnarle qualche tecnica. Di lì si sparse la voce e il medico avanzò  la proposta alla direzione di tenere un corso, mettendosi gratuitamente a disposizione come insegnante.

L’iniziativa, nel giro di pochi giorni, ha riscosso decine di adesioni, tanto che molti interessati ne sono rimasti al momento esclusi. Un dato questo che fa riflettere su come sia sentito il problema della sicurezza da parte degli operatori che prestano servizi presso le strutture sanitarie del nostro Paese.

 

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