La proposta lanciata dal presidente dell’Aifa Mario Melazzini raccoglie sempre maggiori consensi in ambito politico e istituzionale

La proposta era stata lanciata dal presidente dell’Agenzia del Farmaco, Mario Melazzini, prima ancora dell’esito del referendum che ha sancito la volontà del popolo inglese di uscire dall’Ue. “Noi vogliamo il bene dell’Europa – affermava Melazzini lo scorso marzo -; per questo speriamo che a giugno non ci sia il Brexit. Ma se dalle urne uscisse un risultato diverso chiedo, già da adesso a tutte le Istituzioni nazionali ed Europee, che l’Ema (European medicines agency) venga trasferita in Italia”.

All’indomani della Brexit il presidente dell’Aifa ribadiva, a proposito dell’Ema, che l’Italia ha le carte in regola per diventarne la sede. “A nostro favore giocano importanti fattori – sottolineava Melazzini in occasione dell’Assemblea di Farmindustria -. L’industria farmaceutica made in Italy è ormai una realtà 4.0 di primo piano in Europa. Seconda per produzione a un’incollatura dalla Germania, ma prima per valore pro-capite. Con un export da record che supera il 70% della produzione, un’occupazione qualificata in ripresa (+6.000 addetti nel 2015) e investimenti in crescita (+15% negli ultimi due anni). E a un passo dal diventare un hub europeo per la ricerca, anche clinica, con investimenti di 1,4 miliardi (700 milioni solo in studi clinici). L’Italia può poi contare su un’Agenzia del farmaco (Aifa) riconosciuta a livello internazionale come modello di best practice per l’innovatività delle modalità di accesso ai farmaci. Ecco perché chiedo alle Istituzioni che la nuova sede dell’Ema sia nel nostro Paese”.

Anche il Ministro della Salute Lorenzin, giovedì scorso a urne ancora aperte in GB, non aveva nascosto che “il nostro Paese ha i titoli, le qualità e le competenze” per ospitare la sede dell’Agenzia Europea del Farmaco, individuando nel Technopole di Milano la location adatta. Dando seguito a tali dichiarazioni Lorenzin nelle scorse ore ha aggiunto che si tratterebbe di un grande volano per la ricerca e per i nostri ricercatori annunciando al riguardo di aver anche inviato una nota documentata ma ricordando al contempo che si tratta di una trattativa a livello di capi di Stato.

La proposta del Ministro peraltro pare in piena sintonia con le parole pronunciate nei giorni scorsi dal Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, anch’egli convinto che l’Ema “non potrebbe trovare sede migliore se non da noi, sulle aree ex Expo, là dove sorgerà l’Human technopole, e cioè quella che si candida a essere una delle eccellenze della ricerca biomedica a livello europeo”. Il Governatore ha spiegato che la Brexit va colta come un’opportunità per lanciare un nuovo polo mondiale della ricerca, finanziato con un “fondo Come-in” da 50 milioni di euro. Maroni si è anche dichiarato pronto a destinare 50 dei 150 milioni già a bilancio sull’area Expo a un fondo per preparare l’arrivo dell’Agenzia per i medicinali, facendo sapere di avere già parlato con il coordinatore dei rettori delle università lombarde per un aiuto a profilare meglio l’offerta.

Del coro dei favorevoli a richiedere il trasferimento dell’Ema in Italia fa parte anche il responsabile sanità del Partito Democratico, Federico Gelli.” Desta molta preoccupazione e dispiacere la scelta fatta dalla maggioranza dei cittadini inglesi di lasciare l’Ue – ha dichiarato Gelli -. A questo punto, però, l’Italia colga l’occasione per rilanciare la propria candidatura come nuova sede dell’Agenzia europea del farmaco”.

Intanto si è mosso anche il Parlamento con una risoluzione che ha come primo firmatario il senatore di Forza italia Paolo Romani con cui si chiede al Governo, nella ipotesi di ricollocazione dell’Agenzia dell’Unione Europea per i medicinali in uno Stato membro, “di valutare la possibilità di proporre l’Italia quale possibile sede per l’Ema”.

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