Individuato un elenco di 105 camici bianchi che operano nella sanità militare per far fronte alla carenza di personale sanitario e scongiurare la chiusura di alcuni reparti degli ospedali molisani

I reparti di ortopedia e traumatologia dei nosocomi di Isernia e Termoli, in Molise, rischiano la chiusura per carenza di personale sanitario. L’ultima spiaggia, secondo il commissario regionale alla Sanità, Angelo Giustini, è rappresentata dall’impiego dei medici militari, già a  partire dal 5 giugno

Una soluzione transitoria, che tuttavia dovrebbe durare almeno cinque mesi, ovvero il “termine necessario affinché il ‘Decreto Calabria’ possa essere definitivamente approvato”. In tal modo si dovrebbero espletare i concorsi necessari per “superare questo agonico stallo nella governance del Servizio sanitario regionale e del diritto all’equità e universalità di accesso dei cittadini”.

Negli ultimi giorni, durante una riunione di Gabinetto al Ministero della Difesa, Giustini e il Colonnello Antonello Arabia hanno indicato le soluzioni urgenti di aiuto per il Molise.

Il dicastero ha individuato un elenco di 105 camici bianchi che operano nella sanità militare e che possono essere selezionati per essere impiegati nella sanità civile.

“L’evidente contrazione di risorse – spiega in una nota il commissario – mette sempre più a rischio il mantenimento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Dunque, si profilano per i cittadini molisani ancora viaggi della speranza. È altresì, noto – prosegue – l’annoso problema del blocco del turn over che di fatto ha bloccato nuove assunzioni di personale sanitario”.

Per Giustini si tratta di una responsabilità politica tutta regionale. A 12 anni di distanza dall’avvio del Piano di rientro, la relazione dei conti del 2018 ha messo in mostra debiti per 22 milioni di euro. “L’inappropriata programmazione sanitaria del passato – specifica –  ha creato, come conseguenza, concorsi deserti e carenza oggettiva di specialisti nel Sistema sanitario regionale”.

L’incubo della chiusura di altri reparti, fa sapere il Commissario, “potrebbe diventare presto realtà”. Con l’ausilio dei medici militari, quindi, si spera “di offrire respiro” a una “situazione soffocante”. Ma è necessario – conclude il Commissario – “che ognuno faccia la propria parte, ognuno per le proprie competenze”. L’obiettivo è quello di “scongiurare il rischio di razionamento dell’offerta sanitaria e dei servizi per il soddisfacimento dei bisogni di salute dei cittadini”.

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