La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per due camici bianchi in servizio nel 2015 all’ospedale di Chieti. Sono accusati della morte di un paziente che, secondo l’ipoteso accusatoria, sarebbe stato operato in ritardo, quando le sue condizioni cliniche erano ormai critiche

Operato in ritardo, in una situazione ormai di emergenza, con un ingravescente scadimento delle condizioni cliniche. Questo, secondo l’accusa, quanto accaduto a un paziente 57enne del teatino, morto il primo marzo del 2015 presso l’ospedale di Chieti.

La moglie, in seguito al decesso, ha deciso di presentare una denuncia per fare piena luce sull’episodio. A suo dire, come riporta il quotidiano il Centro, la tragedia sarebbe scaturita “da errori medici per mancato approfondimento degli accertamenti diagnostici, per colpa e imperizia nell’esecuzione degli interventi chirurgici e per mancanza di diligenza, anche nella fase post-operatoria, assolutamente inescusabili”. 

La Procura ha quindi aperto un fascicolo sul caso iscrivendo nel registro degli indagati i nomi di due camici bianchi all’epoca in servizio presso il nosocomio del capoluogo di provincia abruzzese. Le indagini hanno appurato che l’uomo è morto dopo un intervento al colon e a un rene “per scompenso cardiaco acuto, edema polmonare acuto e insufficienza multiorgano”.

Secondo l’ipotesi formulata dal sostituto procuratore i professionisti indagati avrebbero omesso di sottoporre tempestivamente il paziente  ad accertamenti strumentali che avrebbero consentito di diagnosticare la patologia complicante. Il tutto “pur in presenza di chiari segni di una complicanza post-operatoria”.  Non avrebbero quindi fatto ricorso altrettanto tempestivamente a un nuovo intervento chirurgico. Un ritardo diagnostico, dunque, che sarebbe risultato fatale per la vittima. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal magistrato inquirente. I dottori ora rischiano di finire a processo per omicidio colposo.

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