Secondo il sanitario si trattava di banali calcoli, ma il paziente aveva un tumore alla vescica. A causa di questo errore, ha perso un rene. Ora un medico sarà processato.

Un presunto caso di malasanità, avvenuto a Firenze, ha visto protagonista un uomo curato per i calcoli ma in realtà affetto da tumore alla vescica. L’errore di diagnosi ha fatto sì che il 67enne perdesse un rene.

Adesso, per questa vicenda, un medico dell’ospedale di Torregalli a Firenze finirà a processo.

Ma ecco cos’era avvenuto.

I fatti risalgono al 2014-2015. A quel tempo, l’uomo aveva ricevuto una diagnosi che aveva evidenziato la presenza di calcoli. Gli esperti in questi casi, suggerirebbero una endoscopia.

Eppure, il medico che lo aveva in cura aveva deciso di optare per una litrotrissia extracorporea, ovvero un ‘bombardamento’ dei calcoli.

Ma purtroppo la terapia intrapresa dal medico non ha dato i risultati sperati. A quel punto, le condizioni del paziente sono rapidamente peggiorate.

Dinanzi agli esiti negativi della terapia, il medico – secondo l’accusa – avrebbe dovuto sollecitare nuovi e ulteriori approfondimenti. Soprattutto perché le condizioni del paziente andavano ancora peggiorando. I suoi sintomi erano infatti sangue nelle urine, stanchezza diffusa, forti dolori addominali.

Un quadro rivelatosi poi compatibile con quello di un tumore alla vescica.

L’intervento chirurgico (effettuato a Careggi) è poi avvenuto solo a fine gennaio del 2015. Cioè quasi un anno dopo l’ecografia che suggeriva una valutazione più attenta.

Peraltro, tutti gli studi del settore indicherebbero di intervenire in casi di tumori alla vescica entro tre mesi.

A causa dell’intervento tardivo e dell’essere in primis stato curato per i calcoli anziché per il cancro che lo stava debilitando sempre di più, l’uomo ha infine perso l’uso di un rene, il destro.

Pertanto, per accertare le responsabilità di tali accuse, ed eventuali responsabilità personali, il medico che ha seguito il caso andrà a processo.

Dal canto suo, il sanitario avrebbe imputato i ritardi dell’intervento alla lentezza del sistema sanitario. Inizialmente, la procura aveva chiesto l’archiviazione del caso, ritenendo che non ci fosse correlazione tra il ritardo dell’intervento e il danno provocato al rene.

In seguito però il gip ha disposto un’imputazione coatta per il medico, che quindi andrà a processo.

 

 

 

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