L’ultimo rapporto Eurostat dimostra che l’Italia è in linea con gli altri paesi europei per quanto riguarda la spesa pubblica per la salute.

Quanti finanziamenti dedica l’Italia alla salute? Secondo gli ultimi dati Eurostat il nostro paese è in media con gli altri paesi europei per la spesa pubblica per la salute.

Secondo il rapporto dell’ufficio statistico dell’Unione europea, basato su rilevazioni del 2016, la salute è la seconda voce di spesa in percentuale sul Pil, pari al 7,1%. Seguono i servizi pubblici generali con il 6,0%, l’istruzione con il 4,7% e gli affari economici con il 4,0%.

Nonostante la sanità non occupi il podio, si registra comunque un aumento di spesa pubblica per la salute da parte delle amministrazioni. Un aumento relativamente regolare tra il 2002 e il 2016: passando dal 13,7% della spesa totale nel 2002 al 15,3% nel 2016.

Come cambia la spesa pubblica per la salute tra gli stati membri dell’Ue

La media nasconde differenze, anche sostanziali tra i diversi stati membri. L’Italia dedica nello specifico il 7% del proprio Pil alla spesa pubblica per la salute. Ai vertici della classifica la Danimarca con l’8,6%, seguita dalla Francia con l’8,1% e dall’Austria con l’8%. Seguono Belgio, Germania, Paesi Bassi, Slovacchia, Finlandia, Regno Unito con valori al di sopra della media Ue del 7,1%.

Ai posti più bassi della classifica Cipro con il 2,6% di incidenza, Lettonia con il 3,7%, Polonia con il 4,6%, Lussemburgo e Ungheria dove la spesa pubblica per la salute è pari solo al 4,8% del Pil.

Gli ambiti della spesa pubblica per la salute

La spesa sanitaria si suddivide in diversi ambiti specifici: servizi ospedalieri, servizi ambulatoriali, servizi di sanità pubblica, Salute R & S, prodotti medici, elettromedicali e attrezzature e la salute nec (che riguarda funzioni propriamente burocratiche).

Secondo la classifica Eurostat l’Italia non è al top della classifica di incidenza sul Pil per nessuna di queste voci.

Ai servizi ospedalieri dedichiamo il 3% del Pil. Sul podio sempre la Danimarca con il 6,1% e il Regno Unito con il 5,7%. Cipro e Lussemburgo si confermano agli ultimi posti anche per questa voce con una percentuale rispettivamente dello 0,1% e dell’1,9%.

Per i servizi ambulatoriali o quelli sul territorio l’Italia si trova al di sopra della media Eu che è del 2,2% raggiungendo il 2,6%. A livello massimo c’è la Spagna col 4,7%, seguita da Finlandia (3,2%) e Svezia (3%). Al polo opposto l’incidenza di questa voce nella spesa pubblica per la salute è bassissima a Cipro e in Romania con un valore dello 0,1%. Seguite da Estonia e Grecia allo 0,5% e dalla Bulgaria allo 0,6% e il Regno Unito allo 0,7 per cento

La protezione sociale

Nelle percentuali di incidenza sul Pil una buona porzione è occupata dalla protezione sociale, occupando di fatto il primo posto. Per protezione sociale si intende quell’insieme di politiche e di interventi il cui fine è la tutela del cittadino da rischi che possono manifestarsi nel corso della vita.

L’Italia dedica a questa voce di spesa circa il 20% del Pil. Valore che ci permette di essere sul podio insieme a Finlandia, Francia, Danimarca, Austria, Grecia, Svezia e Belgio. Irlanda, Lituania, Romania, Lettonia, Malta, Repubblica Ceca e Bulgaria sono le peggiori destinando meno del 13% del Pil in protezione sociale.

 

Barbara Zampini

 

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