Ritardi nella pratica del taglio cesareo e nel trasferimento del neonato in un centro attrezzato avrebbero procurato un’invalidità totale del bambino

L’Azienda Unità Sanitaria Toscana Centro è stata condannata a liquidare il cinquanta per cento della somma disposta a favore di una famiglia residente in un Comune della Valdinievole per i danni neurologici subiti dal figlio al momento della nascita. La cifra complessiva del risarcimento è pari a circa un milione e 300mila euro.
Il fatto, come riporta il Tirreno, risale al 2010. E’ la stessa mamma a raccontare come una mattina, preoccupata per aver notato il colore verde scuro delle proprie urine, si era recata presso l’Ospedale San Giuseppe di Empoli. Il personale medico che la prese in cura avrebbe tuttavia commesso dei gravi errori. A partire dal ritardo con cui decise di ricorrere al taglio cesareo, nonostante al momento del ricovero fosse stata accertata una sofferenza fetale. I medici tergiversarono, optando per la soluzione operatoria solo dopo un’ora e 45 minuti.
Il secondo errore sarebbe stato commesso dopo la nascita; dopo circa un’ora, infatti, il bambino avrebbe manifestato dei sintomi di matrice neurologica e secondo i periti di parte non sarebbero stati fatti esami specifici né allertato un centro neonatologico di terzo livello attrezzato con terapia intensiva neonatale. Solamente dopo tre ore venne effettuata una ecografia transfontanellare che evidenziò una sofferenza encefalica; nonostante ciò, il bambino continuò a essere tenuto nella culla riscaldata per almeno altre tre ore prima che il medico di turno spegnesse il sistema di riscaldamento dell’incubatore in preparazione al trattamento di ipotermia.
Solo allora il neonato venne trasferito al Meyer di Firenze, ma a quel punto non era più possibile limitare i danni della fase di cosiddetta riperfusione nelle ipotesi di encefalopatia ipossica-ischemica; una misura che, se presa entro sei ore dalla nascita ha buone possibilità di limitare i danni. Il bambino oggi vive in uno stato quasi vegetativo; ha subito due interventi alla testa, presenta una emiparesi laterale, non parla e ha perso l’uso del braccio sinistro.
In un primo momento, i legali della famiglia avevano proposto all’Azienda sanitaria un ricorso tramite accertamento tecnico preventivo supportato dalla perizia del consulente tecnico d’ufficio, che aveva evidenziato le responsabilità degli operatori dell’ospedale, causa di un’invalidità del bambino pari all’80%, con gravi handicap motori e cognitivi.
Il respingimento di tale soluzione ha fatto scattare il processo ordinario davanti al giudice di Firenze. Le perizie presentate dai consulenti della difesa hanno confermato quanto già evidenziato nell’accertamento tecnico preventivo, mettendo in diretta relazione lo stato di invalidità del bambino ai colpevoli ritardi verificatisi presso il nosocomio, ma accertando un grado di invalidità pari al 100%.
Il Giudice, in forza anche di ulteriori pareri acquisiti dai consulenti incaricati nonché da alcuni esperti logopedisti e neonatologi – tutti univoci nel dimostrare le gravi colpe dei sanitari dell’ospedale empolese e la gravità del quadro clinico sanitario del bambino – ha pertanto deciso di accogliere le richieste della famiglia condannando l’Azienda unità sanitaria Toscana Centro.
 
Hai vissuto un’esperienza simile? Credi di essere vittima comunque di un caso di errore medico? Scrivi una e-mail per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o invia un sms, anche vocale, al numero WhatsApp 3927945623

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui