Stretta sul telemarketing: una proposta contenuta in un ddl che introduce il doppio prefisso per riconoscere chiamate dei call center
Addio chiamate moleste di telemarketing: è in arrivo il doppio prefisso per riconoscere chiamate dei call center.
La proposta è contenuta nel disegno di legge che introduce nuove norme sul registro delle opposizioni.
Questo istituirebbe il doppio prefisso per riconoscere chiamate dei call center, stabilendo una sorta di prefisso unico nazionale per questo genere di chiamate.
Rendendole riconoscibili, si potrà non rispondere.
A seguito dell’approvazione e con l”ok definitivo del Senato, il testo potrebbe divenire legge già entro il mese prossimo.
La proposta di legge mira ad ampliare il registro delle opposizioni, nel quale sarà possibile inserire tutte le proprie utenze fisse e/o mobili.
In tal modo, sarà possibile negare l’utilizzo dei dati personali e introdurre un prefisso unico nazionale. Ciò consentirebbe all’utente di difendersi dal telemarketing selvaggio.
Queste novità non erano state accolte con favore né dalle associazioni di categoria, né dalle imprese.
In particolare, Assocontact aveva sottolineato il pericolo di compromettere l’intero settore.
A rischio, per l’associazione, ci sono oltre 20mila posti di lavoro. Non sono.
Si era anche evidenziato che il prefisso unico non avrebbe risolto il problema del telemarketing. Era evidente, infatti, la commistione tra le proposte moleste e quelle a scopo commerciale.
Secondo il presidente Paolo Sarzana, l’introduzione del doppio prefisso per riconoscere chiamate dei call center avrebbe costretto le aziende a investire su altri canali.
Pertanto, gli emendamenti approvati dalle Commissioni Attività produttive e Comunicazione della Camera sul ddl hanno recepito tali preoccupazioni.
È stato trovato quindi un compromesso tra gli interessi di cittadini e imprese per evitare il contraccolpo occupazionale.
In particolare, sono intervenute tre modifiche sul testo che presto potrebbe tornare al Senato, per l’approvazione.
La prima proposta riguarda il Registro delle Opposizioni.
L’iscrizione sarà possibile, su richiesta degli interessati, anche per tutte le utenze telefoniche, fisse e mobili, a loro intestate.
In questo modo ci si potrà opporre al trattamento dei propri numeri telefonici.
Il comma 5, in particolare, chiarisce che con l’iscrizione al registro si revocano tutti i consensi precedentemente espressi. Questi autorizzavano il trattamento delle proprie numerazioni telefoniche tramite operatore via telefono per i fini sopra menzionati.
Tuttavia, l’emendamento approvato introduce un’eccezione a tale regola.
Esclusi dalla revoca automatica i consensi prestati nell’ambito di specifici rapporti contrattuali in essere.
Vale a dire quelli cessati da non più di 30 giorni aventi a oggetto la fornitura di beni o servizi. Di questi sarà garantita la facoltà di revoca.
In tal modo i fornitori di servizi potranno ricontattare i clienti che con loro hanno regolari contratti.
O, almeno, finché questi sono in vigore.
Invece, a partire dalla cessazione del rapporto, decorrerà un periodo di 30 giorni per contattare l’ex cliente e sottoporgli una proposta volta alla continuazione/rinnovazione del rapporto.
Qualora questa non venisse accettata, all’azienda non resterà che la cancellazione definitiva dei dati dell’utente.
Il testo aveva inizialmente previsto che per le chiamate provenienti dai call center dovesse essere stabilito un prefisso unico.
Questo ne avrebbe agevolato l’identificazione.
Tramite l’emendamento approvato viene introdotto il doppio prefisso per riconoscere le chiamate dei call center.
Agli operatori di call center, inoltre, un emendamento consente di poter presentare l’identità della linea a cui possono essere contattati.
Tale possibilità è stata chiesta dai sindacati e dalle associazioni di categoria.
L’utente potrà scegliere di richiamare laddove voglia aderire alla proposta commerciale. Oppure, per esercitare il diritto di recesso entro i 14 giorni dalla telefonata.
Leggi anche:
TELEMARKETING E CLAUSOLE VESSATORIE, SOCIETÀ DI TELEFONIA NEL MIRINO DELL’ANTITRUST