In molti Comuni italiani, la Tari gonfiata sta creando numerosi disagi. Ecco in che modo ci si può fare rimborsare l’importo versato in eccesso
Negli ultimi giorni si parla molto di Tari gonfiata, un problema che ha investito diversi Comuni italiani provocando polemiche tra i cittadini.
L’importo della tassa, infatti, è stato versato in eccesso in molti casi, ma potrà essere rimborsato al contribuente.
Il problema era emerso meno di un mese fa, da un’interrogazione rivolta al Ministero delle Finanze.
In quell’occasione, era stata appurata l’illegittimità dei calcoli eseguiti da molti Comuni relativamente alla Tares e, pertanto, anche alla Tari.
Questa, da qualche anno, ha sostituito la precedente tassa.
Le illegittime modalità di calcolo che hanno portato alla Tari gonfiata, hanno gravato in maniera consistente sulle tasche dei cittadini.
Molti si sono infatti ritrovati a pagare quasi il doppio rispetto all”importo effettivamente dovuto.
Il Ministero delle Finanze ha ricordato che, secondo l’esatta interpretazione della legge, nel calcolo della tassa si prendono in considerazione due quote.
Una fissa, che viene applicata a tutta la superficie dell’immobile, e una variabile in relazione al numero di componenti del nucleo familiare.
Quest’ultima “va computata solo una volta, considerando l”intera superficie dell’utenza composta sia dalla parte abitativa che dalle pertinenze” tenuto conto del numero dei familiari.
Ma, poiché in Italia spesso le pertinenze sono divise dall’abitazione, si è avuta una moltiplicazione dell’importo complessivo della tassa da parte dei Comuni.
Questi hanno calcolato la quota variabile più volte. Nello specifico, tante quante sono le pertinenze prese singolarmente e non solo sulla superficie abitabile.
Di fatto, quindi, è come se l’immondizia prodotta dalla famiglia fosse aumentata in relazione alle diverse pertinenze presenti.
Nell’esempio discusso alla Camera si è precisato come, nel caso di un appartamento abitato da una famiglia di 4 persone di 150 mq (100 per la casa, 30 per il garage e 20 per la cantina), la parte variabile della tariffa relativa ad autorimessa e cantina avrebbe dovuto essere sommata alla prima una sola volta.
Sulle pertinenze, infatti, la Tari può essere applicata come fossero abitazioni solo se chi le usa non è residente nel Comune, altrimenti vanno considerate come accessori all”appartamento.
Come ottenere il rimborso?
Il ministero ha lasciato intendere che sarà possibile agire contro i Comuni che hanno applicato la normativa in maniera erronea, e ottenere il rimborso della Tari gonfiata.
E sono già pronte le associazioni di categoria che in passato avevano già denunciato i pagamenti eccessivi della tassa.
Il Movimento Difesa del Cittadino ha lanciato la campagna “SOS Tari”.
Tramite questa iniziativa, i contribuenti potranno inviare una mail alle sedi locali. Queste verificheranno il diritto alla restituzione. In aggiunta, inoltreranno la richiesta al Comune di residenza.
Se il contribuente volesse agire invece in autotutela, potrà richiedere al Comune il rimborso di quanto indebitamente pagato o la compensazione sulla futura bolletta.
Questo potrà avvenire a mezzo raccomanda A/R o PEC.
Tuttavia, è consigliabile verificare preventivamente la propria posizione e se la tassa è stata applicata in modo scorretto.
Questo potrà avvenire con l’analisi puntuale dell’avviso di pagamento, che contiene le istruzioni per il versamento e il dettaglio delle somme. La quota variabile dovrà essere conteggiata per la sola abitazione e non per le eventuali pertinenze.
Inoltre, il contribuente potrà chiedere al Municipio l”accesso agli atti amministrativi.
La richiesta di rimborso, che il Comune dovrebbe effettuare entro 180 giorni dalla presentazione dell’istanza, potrà essere effettuata entro 5 anni dal giorno del versamento.
Laddove si verifichi il silenzio o il rifiuto dell’amministrazione si potrà fondare un successivo contenzioso.
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