Depositate le conclusioni dei periti sul caso di un paziente deceduto a seguito di una emorragia massiva. I consulenti avrebbero riscontrato una carenza assistenziale

Un insufficienza multiorgano determinata da una precedente emorragia massiva. Queste, secondo le risultanze dell’autopsia, le cause della morte di un uomo di 73 anni verificatasi nell’ottobre del 2016 all’Ospedale di Perugia.

Il paziente, secondo quanto ricostruito dal quotidiano La Nazione, era stato ricoverato per essere operato a causa di un tumore. Dopo l’operazione, tuttavia, aveva avuto una emorragia che lo aveva indebolito portandolo al decesso.

I parenti avevano sporto denuncia ritenendo che vi potessero essere profili di responsabilità da parte del personale sanitario. In particolare lamentavano che la notte in cui sopraggiunse l’emorragia, nessuno, per ore, avrebbe controllato il loro caro. Il tutto nonostante le richieste di aiuto degli stessi familiari.

Soltanto alle cinque di mattina sarebbe stata riscontrata la perdita di sangue che a quel punto però era già massiva. L’uomo era quindi finito nuovamente sotto ai ferri. Nonostante il buon esito dell’intervento, dopo alcuni giorni era entrato in coma, per poi morire nelle ore successive.

Il pubblico ministero aveva disposto il sequestro delle cartelle cliniche e lo svolgimento dell’esame necroscopico.

Sul registro degli indagati erano finiti i nomi di quattro sanitari, due medici e due infermiere, intervenuti nelle diverse fasi dell’intervento chirurgico e del ricovero. Nei loro confronti era stata formulata l’ipotesi di reato di omicidio colposo.

Nei giorni scorsi i periti nominati dal gip, su richiesta del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, hanno depositato le loro conclusioni con la formula dell’incidente probatorio. Secondo gli esperti non vi sarebbero profili di negligenza per l’intervento chirurgico, eseguito in maniera corretta. I consulenti avrebbero invece riscontrato una carenza assistenziale nelle ore notturne in cui l’uomo venne colto da emorragia, di cui nessuno si sarebbe accorto in tempo utile.

Alla luce di tali pareri spetterà ora la Pm la decidere se richiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione per gli operatori sanitari indagati.

 

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