L’incremento del fumo di sigaretta nei ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 15 anni, riguarda soprattutto il Paesi del sud Europa, tra cui l’Italia

Dagli anni ’90 ad oggi, il fumo di sigaretta tra i giovanissimi europei ha registrato una crescita del 50%. Il dato riguarda maschi e femmine di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. Il fumo di sigaretta nella fascia tra i 16 e i 20 anni è invece rimasto invariato negli anni.

E’ quanto emerge da una ricerca dell’Università di Verona nell’ambito del progetto Alec (Ageing lungs in european cohorts). L’indagine è stata svolta in Europa e Australia, grazie al finanziamento europeo “Horizon 2020”.

I Paesi colpiti dal fenomeno – spiega il prof. Alessandro Marcon, dell’ateneo scaligero – sono quelli del sud Europa, Italia compresa. Nel nord del continente le statistiche sono decisamente migliori. A fare da deterrente, tuttavia, non sarebbero le attività di educazione e prevenzione, quanto l’alto costo del pacchetto di sigarette (circa 10 euro).

“Abbiamo ricostruito la storia di esposizione al fumo di 120 mila cittadini residenti in 17 Paesi europei – afferma Marcon – per valutare i trend temporali nell’incidenza di nuovi fumatori in un periodo di 40 anni”.

L’obiettivo del progetto Alec è proprio lo studio dei fattori di rischio delle malattie respiratorie. In particolare di quelle i cui effetti avversi potrebbero coinvolgere le generazioni successive. L’iniziativa, inoltre, è tesa a valutare il potenziale impatto degli interventi di salute pubblica mirati a contrastarli.

La ricerca è stata condotta analizzando congiuntamente i dati di sei indagini epidemiologiche nazionali e internazionali, ottenendo delle valutazioni separate per quattro regioni geografiche cioè Nord, Sud, Est e Ovest Europa.

“Il risultato più preoccupante dello studio – sottolinea Marcon – riguarda i giovanissimi e il loro rapporto con il fumo; nella fascia 11-15 anni si è osservato un aumento dei nuovi fumatori dal 1990 in poi, con tassi che nell’Europa dell’Ovest, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera hanno raggiunto i 40 nuovi fumatori ogni 1000 giovani per anno, e circa 30 per 1000 l’anno in Europa del Sud: Italia, Spagna e Portogallo”. Una proiezione che, sull’arco temporale monitorato, arriva ad un +50%.

Nella fascia di età tra i 16 e i 20 anni – prosegue Marcon – la proporzione di giovani che iniziano a fumare è diminuita in modo rilevante dal 1970 in poi, “tranne che nell’Europa del Sud (Spagna, Italia e Portogallo), dove l’incidenza di nuovi fumatori in questa fascia è stabile dal 1990 ad oggi, con livelli molto elevati, tra i 60 e gli 80 nuovi fumatori ogni 1000 adolescenti l’anno”.

La diminuzione è stata invece costante nel Nord Europa, ovvero nei Paesi scandinavi e nel Regno Unito. “Nei Paesi che hanno conseguito i migliori risultati nel controllo del tabacco in Europa – conclude il ricercatore -, il tasso di nuovi fumatori nella fascia 16-20 anni era di 20 nuovi fumatori ogni 1000 cittadini per anno nel periodo 2008-2009″.

 

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