Gimbe: «tagli e sprechi sono il cocktail letale per Ssn»

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Tagli e sprechi sono i due ingredienti del “cocktail letale” che sta mettendo a rischio il nostro Servizio sanitario nazionale. E’ l’allarme lanciato, dati alla mano, dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, dall’XI conferenza nazionale Gimbe, ente indipendente che si batte in difesa del Ssn.

A parlare sono i numeri. Dal 2012 “il definanziamento della sanità pubblica è stato continuo e costante: sono stati persi circa 32 miliardi di euro”, evidenzia Cartabellotta dall’evento in corso a Bologna. Un trend che non si è arrestato negli ultimi anni: “Per il 2016, a fronte di 118 miliardi promessi nel 2013 – prosegue – siamo arrivati a 111 mld, comprensivi anche dei nuovi Lea che dovrebbe pesare per 800 milioni di euro: siamo quindi intorno ai 110 miliardi, e questo nonostante l’Ocse abbia bacchettato il nostro Paese, dicendo di stare attenti a non tirare troppo la corda perché si rischia non solo di abbassare la qualità delle prestazioni, ma anche l’aspettativa di vita”.

Così, spiega l’esperto, “l’Italia è ormai ultima, fra i Paesi del G7, per spesa sanitaria totale e per spesa pubblica, ma seconda per spesa ‘out of pocket’, cioè a carico dei cittadini (33 mld). Solo negli Stati Uniti spendono più di noi. Tagliare ancora non è più possibile, né aumentare la pressione fiscale o la compartecipazione dei cittadini attraverso i ticket. Bisogna aumentare il ‘value’, cioè il risultato in termini di salute, delle risorse investite in sanità, sottraendole agli sprechi”.

Gli sprechi erodono ancora il 20% della spesa sanitaria: “Sovrautilizzo di prestazioni inefficaci, rischiose e inappropriate, corruzione, acquisti a costi eccessivi, sottoutilizzo, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza – secondo i calcoli della Fondazione Gimbe – pesano per ben 25 miliardi di euro”.

Nei prossimi mesi sarà operativo il protocollo d’intesa fra Agenas e Gimbe per sperimentare sul campo, nelle diverse realtà, la piattaforma di proposte Gimbe per recuperare queste risorse attualmente assorbite da sprechi e inefficienze.

“Da un lato, dunque, la politica mette meno soldi sul piatto – tira le somme Cartabellotta – dall’altro il sistema da un punto di vista organizzativo, professionisti inclusi, non è in grado di combattere gli sprechi, recuperando risorse. Di questo passo corriamo il rischio concreto che, con l’ingresso delle assicurazioni, si trasformi un sistema pubblico in un sistema privato e che fra 10 anni al pronto soccorso sarà necessaria la carta di credito”.

Se il nostro “Ssn è una conquista irrinunciabile di civiltà, come tutti sostengono, ora è il momento di agire”.

La Fondazione Gimbe chiede allo Stato di “arrestare il definanziamento del Ssn e fornire certezze sulle risorse, regolamentare l’intermediazione assicurativa, rendere reale e continuo l’aggiornamento dei Lea”, e ai professionisti di “mettere da parte interessi di categoria e sterili competizioni, integrare competenze e responsabilità, identificare servizi e prestazioni sanitarie inefficaci e inappropriate”, senza rinchiudersi “nella difesa dei propri orticelli”.

L’appello rivolto ai cittadini, ‘azionisti di maggioranza’ della sanità pubblica, è “accettare che Ssn non significa supermercato sanitario nazionale” ed “essere consapevoli che si tratta di un bene comune da tutelare e garantire alle future generazioni”.(adnkronos)

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