Ibridi biorobotici e diritti fondamentali. L’etica nel transumanesimo: concetti giuridici

(leggi la prima parte)

Proprio sul superamento dei limiti umani, si apre un vaso di pandora del Diritto e dell’etica. Come visto, i limiti di disposizione del proprio corpo non consentono di effettuare alcune operazioni. Fra queste vi è quella di farsi asportare appositamente un braccio per sostituirlo con una protesi robotica. L’ipotesi non è attuale, semplicemente perché tali protesi non hanno ancora raggiunto le loro piene potenzialità, ma quando esse potranno garantire tutte le normali funzioni umane ed in più fornire dei vantaggi, permettendo attività ultra-umane, il desiderio di possederle per alcuni sarà molto forte. Ma il Diritto (quanto meno di matrice Civil Law) non consente ciò.

Questo porta però ad un paradosso etico-giuridico: i limiti di disposizione del corpo, sembrano ledere il principio di eguaglianza.

Laddove un portatore di handicap ha diritto ad ottenere le cure che gli consentano di ritornare alla normalità, parimenti un normo-dotato avrebbe diritto di accedere alla tecnologia che permette ad un portatore di handicap di superare alcuni limiti umani.

La questione è spinosa. Il diritto di eguaglianza funziona in positivo (non si possono aver meno diritti di qualcun altro), ma anche in negativo (non si possono aver maggiori diritti di qualcun altro). Così, si verrà a creare una situazione di conflitto fra due beni giuridici di più alto livello: integrità fisica ed eguaglianza.

Una raffinata interpretazione suggerirebbe una semplice soluzione: in accordo con le interpretazioni consolidate dell’art.3 della Costituzione italiana, il diritto di eguaglianza statuirebbe che “casi eguali vanno trattati in modo eguale e casi diversi in modo diverso”. Tradotto significherebbe che a nessuno sarebbe precluso, a parità di condizioni, di accedere a questa tecnologia, col sottointeso che le condizioni di accesso siano un handicap fisico funzionale.

La soluzione teorico giuridica, però, è difficilmente applicabile alla realtà (o accettabile a livello sociale). Il problema è profondo, ed involve non solo il diritto e la sua Teoria Generale, ma anche l’etica e – purtroppo – la politica. Il caso Pistorius (quello della partecipazione alle Olimpiadi!) ne è un esempio: l’atleta inizialmente non era stato escluso per discriminazione o perché avesse degli svantaggi, ma al contrario perché poteva avere dei vantaggi rispetto agli altri atleti. Questo per fattori di peso, baricentro, aerodinamicità e soprattutto per il fatto che con le protesi non avrebbe subito l’effetto dell’acido lattico.

Ma la pressione dell’opinione pubblica ed un approccio politically correct, hanno piegato il principio di eguaglianza (in questo caso negativo: niente privilegi).

Concedere la libera disposizione del corpo implica tutta una serie di principi corollari che, se non arginati, porterebbero a conseguenze sociali molto pericolose, con il rischio di abusi e sfruttamenti. Essa infatti presupporrebbe consentire implicitamente un diritto al suicidio. Di per sé cosa non grave – al di là del dibattito etico che spacca gli schieramenti -, specie se configurato come eutanasia o non accanimento terapeutico, ma se non ben inquadrato, porterebbe anche alla possibilità – appunto – di tagliarsi un arto per bellezza (o per avere una protesi) o di vendere un rene.

La questione va anche vista in prospettiva. La tecnologia nanorobotica (nano-bot), sta facendo enormi progressi, specie in campo sanitario, e non passeranno molti lustri prima che nano-bot medici coesisteranno nel nostro corpo e interagiranno con noi: monitoreranno le nostre funzioni vitali, somministrandoci cure e medicinali solo dove serve, eliminando le sostanze dannose e prevenendo malattie (o addirittura ci impediranno di ingrassare).

Poi ci saranno via via organi bio-robotici sempre più complessi (quanto alle funzionalità) ed efficienti, che potranno persino avere funzioni e prestazioni maggiori di quelli biologici.

Il tutto va di pari passo con il progresso in campo, bio-medico e nella specie, eugenetico. Si possono già fare cose inimmaginabili con la manipolazione genica ed un domani, sarà certamente possibile intervenire per selezionare non solo i tratti somatici di un nascituro (bypassando così la chirurgia estetica), ma anche tratti caratteriali e caratteristiche fisiche che potranno fondare un nuovo salto evolutivo. Per chi potrà accedervi!

Di più, sarà possibile nascere per partenogenesi (senza riproduzione sessuale) o mischiare il genoma di due genitori dello stesso sesso. L’utero artificiale è già una realtà sperimentale, che sta peraltro dando risultati inaspettati. Infine vi sarà – vi è già – la possibilità di creare super-uomini, con capacità potenziate o prese in prestito dal regno animale, fino alla creazione di vere e proprie chimere.

Infine, vi sarà l’ibridazione bio-robotica: il transumanesimo. Ossia la presenza sempre più maggiore di parti robotiche dentro e fuori di noi. Dentro, come detto, vi saranno protesi, arti, organi e nano-bot, mentre fuori vi sarà una realtà digitale e virtuale con la quale sapremo comunicare istantaneamente con pensiero.

Saremo collegati direttamente ad interfacce olografiche (i computer del futuro) e comunicheremo istantaneamente con essi. Penseremo in IoT (internet of Things) e in Cloud, acquisendo una mente alveare.

Potremo scaricare la memoria e la mente su supporti fisici (volgarmente, fare il backup), riprogrammare parti del cervello e caricare pacchetti di pensieri (astratti e concreti, come azioni fisiche).

Sembra fantascienza (e forse lo è), eppure molti esperimenti attuali vanno proprio in quella direzione.

Come il progetto B.R.A.I.N. del già citato DARPA, che sta studiando l’interazione uomo-macchina diretta, come Facebook, che sta sviluppando di pari passo il Mind Reading (lettura del pensiero) e Oculus (la realtà virtuale avanzata), come “Thynk”, uno strumento indossabile che potenza le emozioni e gli stimoli cerebrali (come rilassatezza ed impegno fisico) o come “Smartstnes :prose”, un altro strumento che consente di comunicare con le persone attraverso una piattaforma che legge il pensiero. O come molto altro, perché il mondo è pieno di innovazione tecnologica.

Questo infatti è ciò che è visibile. Ma la tecnologia militare e quella aerospaziale – che sono le due massime fonti dalle quali derivano il maggior numero di brevetti di questo tipo – sono top secret (e sempre molto più avanti di quanto pensiamo …basta ricordarsi che internet – Arpanet – è un progetto del dopoguerra sviluppato poi nei primi anni ’70).

Questo è dunque lo scenario da valutare, facendo lo sforzo di non leggere questi campi come separati, ma di integrarli in un unico contesto. Certo, la mera proiezione delle tecnologie attuali non sarà il futuro reale, ma può darci comunque un’idea di cosa ci aspetta e di come affrontarlo. Asimov, il celebre scrittore, predisse molte delle nostre attuali tecnologie già 50 anni fa!

Tutto ciò comunque, specie se letto come un unicum, comporta tutta una serie di questioni etiche e giuridiche, da analizzarsi alla luce delle riflessioni già fatte. Se il diritto di disposizione del corpo fosse ammesso senza limiti, cosa impedirebbe di volersi fare installare altri due (o quattro) arti, siano essi biologici o robotici?

Cosa ci impedirebbe di scegliere i migliori tratti, somatici, fisici e caratteriali per nostro figlio e – potendo – anche qualità super-umane? Nulla, se non il denaro.

Infatti è plausibile che tali soluzioni saranno appannaggio solo dei più ricchi. È difficilmente realizzabile una sanità pubblica che consenta l’accesso indiscriminato a tali tecniche, pagando per tutti. Poiché tutti (o una buona parte) le vorrebbero.

Questo porterebbe ad un principio di eguaglianza solo sulla carta, ma non nei fatti. Ed anzi, si potrebbe creare un salto evolutivo tra coloro che per primi potranno permetterselo e coloro che invece non potranno.

La nuova generazione di super-uomini potrà a sua volta accedere più facilmente a queste tecniche e condizionare la società. Addirittura – anche se lo scenario è molto apocalittico – potranno usare le stesse tecniche per creare uomini con caratteristiche di mansuetudine, gregarismo e inclini alla sopportazione: insomma, i sudditi perfetti.

Al di là di scenari fantascientifici, bisogna anche valutare che operazioni innocue come quelle di impiantarsi chip per la comunicazione uomo-macchina, potranno avere implicazioni sociali molto importanti. Se ciò fosse concesso – come attualmente lo è – si addiverrebbe ad una situazione di fatto dove chi non si sottopone all’operazione sarà tagliato fuori dalla società. Un po’ come avviene oggi a chi non abbia uno smartphone, una connessione internet, una e-mail.

Ecco dunque l’importanza di prevedere una normativa di settore specifica, che tenga conto tanto degli interessi contrapposti, quanto degli scenari possibili, ma soprattutto di un’armonizzazione dei principi giuridici sottostanti.

Tutta la tematica, infine, coinvolge una nozione di diritto che diamo per scontata e che non viene nemmeno definita: quella di uomo. O meglio, quella di essere umano.

Ciò, a partire dai titoli: “Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo” e “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, le quali, rispettivamente, riportano all’art. 1:

Le Alte Parti contraenti riconoscono a ogni persona sottoposta alla loro giurisdizione i diritti e le libertà enunciati nel Titolo primo della presente Convenzione;

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

C’è anche poi la “Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea”, e tutte e tre le Convenzioni poi, nell’articolato, si riferiscono indistintamente a “persona” o “individuo”.

È facile constatare come si dia per scontata la definizione di essere umano.

Ma in un mondo di ibridi transumani bio-robotici, quale potrà essere tale definizione? Dovremo ridisegnare i principi dei diritti fondamentali stessi, e saremo forse costretti a categorizzare gli esseri umani in base alla percentuale biologica o robotica presente nella loro fisiologia. Questo col rischio di creare nuove discriminazioni.

Anche questo tema infatti involve l’eguaglianza. Ricordiamo che il Diritto lavora con categorie e principi, ma anche con i limiti. Quando si abbattono i limiti, cadono i confini fra i principi, ed essi divengono applicabili indistintamente. Ciò significa che se in nome dell’eguaglianza sarà liberalizzato l’accesso eguale alla libera disposizione del corpo, parimenti dovrà essere liberalizzata la disposizione degli altri diritti, comportando che anche la libertà, la morte e la gravidanza – al di là del sesso – diventeranno disponibili.

Anche il discrimine della maggiore età per decidere potrà cadere ed essere modificato. In fondo questa è un’età convenzionale, se si pensa che le neuroscienze ci dicono che il cervello è compiutamente formato e maturo solo a 25 anni, ma la natura ci dice che siamo pronti a procreare dalla pubertà in poi, quindi già attorno a 12 anni. Come al solito l’etica dipende dal contesto, dal tempo storico e dai punti di vista.

Come dunque già ammonivano gli antichi, dobbiamo stare attenti a ciò che vogliamo. Ciò che oggi ci sembra una libertà, un diritto irrinunciabile, domani potrà essere la causa di innumerevoli problemi, etici, giuridici, ma anche e soprattutto sociali.

Bisogna riflettere in proiezione e riflettere bene; e poi iniziare a darci le risposte ai tanti, troppi quesiti che emergono.

Ma bisogna farlo sin da subito. Bisogna farlo ora.

Perché potremmo già essere in ritardo.

Avv. Gianluigi M. Riva

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