Tra le principali novità l’istituzione di sezioni specializzate dei tribunali per l’esame delle domande di asilo e l’abolizione del secondo grado di giudizio nel caso in cui la richiesta di protezione internazionale venga respinta
Con 240 voti a favore, 176 contrari e 12 astenuti il decreto Minniti-Orlando in materia di contrasto all’immigrazione irregolare ha ottenuto mercoledì scorso il via libera da parte della Camera. Dopo l’approvazione del Senato dello scorso 29 marzo, dunque, il provvedimento sarà convertito in legge.
Il testo, composto da 23 articoli, ha come obiettivo principale l’accorciamento dei tempi per l’esame delle domande di asilo; a tal fine il decreto istituisce 26 sezioni di tribunale specializzate in materia di immigrazione e asilo. Viene attribuito al Csm il compito di predisporre un piano straordinario di applicazioni di magistrati per coprire le esigenze di tali sezioni. In ciascun tribunale distrettuale potranno essere applicati al massimo 20 magistrati per 18 mesi, rinnovabili di ulteriori 6 mesi. Inoltre, il ministero dell’Interno sarà autorizzato a assumere fino a 250 impiegati a tempo indeterminato per il biennio 2017-2018, da destinare agli uffici delle Commissioni territoriali o nazionale. Il ministero della Giustizia potrà a bandire concorsi per l’assunzione di 60 funzionari da assegnare al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.
Uno degli aspetti maggiormente contestati del decreto riguarda l’abolizione del secondo grado di giudizio nel caso in cui la richiesta di protezione internazionale venga respinta dal tribunale competente. Tale norma, secondo diversi giuristi sarebbe peraltro in contrasto sia con gli articoli 24 e 111 della Costituzione (Giusto processo con i tre gradi di giudizio e diritto alla difesa), sia con l’articolo 6 della Convenzione europea sui diritti umani (diritto al contraddittorio). Per la determinazione dell’accoglimento della domanda di asilo, le nuove disposizioni prevedono, inoltre, un rito camerale senza udienza, nel corso della quale il giudice si limiterà a prendere visione della videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale.
La legge prevede, infine, la scomparsa dei vecchi Centri di identificazione (CIE) che saranno sostituiti dai Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), monitorati costantemente anche dalle istituzioni umanitarie. Ne saranno istituiti 20 (uno per ogni regione) per un totale di 1.500-1-600 posti, con un tetto massimo ciascuno. Previsto inoltre il libero accesso ai Cpr, senza autorizzazione, per i soggetti ammessi a visitare gli istituti penitenziari.