Anelli: mettere i risultati dell’indagine di sieroprevalenza, anche in forma anonima e aggregata, e comunque nel rispetto della privacy, a disposizione del medico di medicina generale o pediatra di libera scelta che hanno in carico l’assistito
“Bene la messa in atto dell’indagine di sieroprevalenza, appena partita su un campione Istat di 150mila italiani, decisa dal Governo su indicazione degli scienziati per stabilire in che misura e tra quali fasce di popolazione abbia circolato il Coronavirus responsabile del Covid-19. Benissimo il coinvolgimento, nel progetto, dei medici del territorio, al fine di assicurare l’adesione dei loro assistiti. Ma, perché lo studio risulti pienamente efficace e, soprattutto, non si esaurisca con gli outcome, ma sia punto di partenza per una strategia completa di monitoraggio e sorveglianza epidemiologica, di individuazione e trattamento dei soggetti ancora positivi e di isolamento dei loro contatti – quella che, in gergo, è conosciuta come la strategia delle “tre T”, testare, tracciare, trattare – si potrebbe, con minimi aggiustamenti, fare ancora di più.
È quanto ha affermato, in sintesi, il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO), Filippo Anelli, in audizione informale dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato, in merito alla legge di conversione del decreto -legge 30/2020, “Misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2 D.L. 30/2020 – A.S. 1800”.
Per la Federazione dei medici occorre, innanzitutto, mettere i risultati dei test, anche in forma anonima e aggregata, e comunque nel rispetto della privacy, a disposizione del medico di medicina generale o pediatra di libera scelta che hanno in carico l’assistito. Questo per coinvolgerli pienamente anche negli ulteriori passaggi e accertamenti da attivare: in primo luogo, come già previsto, il tampone ai positivi ma anche la loro presa in carico per il monitoraggio dei sintomi, l’assistenza, l’eventuale prescrizione di terapie e la messa in atto dell’isolamento e del tracciamento dei contatti.
Essere al corrente dei risultati dei test costituirebbe un’importante arma in più per i “medici sentinella”, oltre al criterio clinico, che non permette di individuare gli asintomatici.
“Si sottolinea la necessità anche in questa fase – ha affermato Anelli – di coinvolgere i medici del territorio (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni ed esterni e medici competenti). Si rileva altresì come il contributo richiesto ai suddetti medici sia cospicuo e di valore, ma altrettanto oneroso in termini di tempo, di lavoro svolto e di responsabilità. Non possiamo non rilevare come allo stato attuale, all’interno di questo provvedimento, non sia previsto alcun fondo ad hoc da destinarsi per tale fattispecie”.
Tra i suggerimenti avanzati dalla FNOMCeO, anche “la rendicontazione puntuale delle spese” e la possibilità di affiancare al test attualmente utilizzato, che rileva l’avvenuto contatto con il virus ma nulla dice sullo sviluppo di un’immunità, anche i test che dosano gli anticorpi anti-S, che, avendo dimostrato una stretta correlazione con gli anticorpi neutralizzanti le placche virali, sono indice di immunità.
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