Sei mesi con condizionale al professionista che aveva prescritto antidolorifici a un paziente, poi deceduto, che aveva un infarto in corso. I fatti risalgono al marzo 2013.

Un medico è stato condannato a 6 mesi con condizionale per il decesso di un uomo, morto per un infarto non diagnosticato, che lo colse mentre era alla guida della propria auto.

Ma ecco che cosa era accaduto.

Il 29 marzo del 2013, la vittima, Davide Donato di 38 anni, aveva accusato dei problemi di salute.

Quella mattina l’uomo, titolare di una ditta di etichette, aveva deciso quindi di recarsi dal suo medico di base.

Il medico, poi condannato, gli aveva prescritto degli antidolorifici, non riscontrando alcuna patologia cardiaca.

Il 38enne, rassicurato, si era recato a casa dove aveva pranzato.

Subito dopo, però, l’uomo aveva iniziato ad accusare dolori sempre più intensi. A quel punto si era messo in macchina per andare all’ospedale Ramazzini per effettuare una visita più accurata.

Ma purtroppo non è mai giunto a destinazione. Durante il tragitto il 38enne ha perso il controllo dell’auto e si è schiantato contro la cancellata delle Gallerie ad Appalto di Soliera, morendo sul colpo.

L’autopsia poi non aveva lasciato dubbi: era stato un attacco cardiaco a ucciderlo.

La vedova dell’uomo – che ha due figli, di cui uno nato un mese dopo il decesso del marito – ha spiegato inoltre come, nella settimana precedente la morte, la vittima fosse stato più volte dal medico per quei dolori scapolari.

“Siamo certi che fossero ‘avvisaglie’ dell’infarto, ma il dottore si limitò a dirgli che aveva preso un ‘colpo d’aria’ prescrivendogli antidolorifici” ha dichiarato la vedova.

Al punto che l’uomo era tornato dal medico anche quattro ore prima di morire.

“Non è stato un infarto fulminante a stroncare mio marito – prosegue la donna -, i sintomi premonitori c’erano! Se il medico gli avesse prescritto una visita cardiologica urgente, Davide forse sarebbe ancora qui con noi”.

Nell’udienza di oltre un anno fa, il giudice inizialmente aveva prosciolto il medico, ritenendo che non fosse responsabile del decesso.

Tuttavia, il pubblico ministero Pasquale Mazzei e i familiari del giovane, difesi dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Alessia Massari avevano presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza, ritenuta ingiusta e ‘frettolosa’.

Nel luglio dello scorso anno la Suprema Corte ha accolto il ricorso riaprendo il caso e due giorni fa si è svolto il processo con rito abbreviato per l’imputato.

La conclusione di questa drammatica vicenda è stata quindi una sentenza di condanna a 6 mesi con  condizionale per il medico di base.

Per il giudice, infatti, il professionista è responsabile di omicidio colposo per non aver diagnosticato quelli che potevano essere i sintomi di un infarto nel paziente poi deceduto.

 

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