L’Azienda sanitaria dovrà risarcire la famiglia di un uomo di 52 anni, morto nel 2014 di infarto per mancato intervento del 118

Il Tribunale di Messina ha condannato, in primo grado, un medico in servizio presso il Punto territoriale di emergenza di provincia in relazione al decesso di un 52enne morto d’infarto per mancato intervento del 118 nell’agosto del 2014. Il camice bianco era finito a giudizio per rifiuto di atti di ufficio e di omicidio colposo. Condannata anche l’Azienda sanitaria provinciale, che dovrà versare alla famiglia della vittima una somma da definire in separata sede.

Come riporta il quotidiano online TempoStretto l’uomo, cardiopatico, aveva accusato un malore. I parenti si erano rivolti invano al 118, ma le linee non avrebbero funzionato perfettamente; uno di loro si sarebbe quindi recato personalmente al Pte, sollecitando almeno due volte l’intervento domiciliare della dottoressa condannata. Il camice bianco sarebbe arrivato a casa della vittima e ne avrebbe deciso il ricovero all’ospedale di Taormina dove, tuttavia, il paziente morì poco dopo l’accesso.

Secondo le perizie mediche – come riferisce il quotidiano online TempoStretto – se le linee d’emergenza avessero funzionato e se il medico fosse intervenuto per tempo, l’uomo si sarebbe salvato. Inoltre, per la Procura, le modalità di trasporto in ambulanza non sarebbero state corrette e comunque al paziente andavano somministrati dei farmaci bloccanti.

L’inchiesta, avviata in seguito alla denuncia dei parenti, costituitisi parte civile nel procedimento, aveva inizialmente visto l’iscrizione nel registro degli indagati di sei persone, tra medici e personale Telecom. Per cinque di loro, tuttavia, la posizione è stata archiviata nel corso delle indagini.

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