L’influenza suina continua a circolare indisturbata e a colpire, Claudio Puoti, specialista in Malattie Infettive spiega perché pur evitando i toni allarmistici, non vada sottovalutata.
Credevamo di essercela lasciata alle spalle invece, a quanto pare, il virus A(H1N1), meglio nota come influenza suina, è ancora in circolazione e, pare, anche più aggressivo del solito. Il grido d’allarme ha infatti percorso la rete nei giorni scorsi e le motivazioni non paiono del tutto infondate: dal 2010 il virus non ha mai smesso di circolare e continua a mietere vittime.
Nei primi giorni dell’anno 8 persone sono morte in Turchia dopo aver contratto il virus in questione, anche se, tendono a precisare le autorità competenti in sei casi si trattava di persone già affette da patologie croniche, mentre 112 sarebbero i casi fatali segnalati in Iran e più di 2mila quelli registrati in India lo scorso anno, 25 decessi avrebbero invece interessato l’Ucraina a partire dall’inizio della stagione influenzale. Lo scorso anno il virus è tornato a colpire pesantemente anche, l’Italia probabilmente, sottolineano gli esperti, anche in seguito a un calo delle vaccinazioni.
Responsabile civile ha chiesto un parere in merito al prof. Claudio Puoti Specialista in Epatologia, Gastroenterologia e Malattie Infettive: «E’ vero che l’ H1N1 è sempre presente e che a volte l’informazione di massa procede secondo moda (vedi Ebola), però bisogna ricordare – sottolinea Puoti – che i virus influenzali subiscono mutazioni periodiche di grande impatto (cosidetti shift) e variazioni genetiche minori (drift)».
«Periodicamente – continua – compaiono virus influenzali con mutazioni maggiori che trovano una popolazione non immune e determinano pandemie con esiti talora anche mortali (es, la spagnola negli anni 1918-20, l’asiatica del 1956, l’Hong Kong nel 1968). L’H1N1 è un virus che ha subito non solo grande mutazione, ma anche un salto di specie, si è rivelato cioè in grado di colpire anche l’uomo, assumendo un decorso talora aggressivo».
Bando però all’ansia e ai toni allarmistici come quelli che a un certo punto si diffuse tra fine 2015 e inizio 2016 in seguito alla pubblicazione di uno studio secondo il quale in Cina sarebbe stata individuata una nuova variante di suina, molto più aggressiva di quella attuale ma al momento isolata solo sui maiali. «L’esistenza dell’ H1N1 non va affatto sottovalutata – conclude il professore- ma neppure è corretto un atteggiamento allarmistico, come quello che accompagnò ad esempio l’aviaria».