Il giovane, in sella alla sua moto, era deceduto sul colpo in un incidente causato dalle irregolarità sull’asfalto di una strada della Capitale

La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per due dirigenti di un’impresa di manutenzione stradale indagati per il decesso di un ventenne nel dicembre del 2018. Il giovane era morto dopo un incidente in moto causato – secondo la pubblica accusa – da due irregolarità sull’asfalto.

Come ricostruisce il Corriere della Sera, il ragazzo, in sella alla sua due ruote, stava tornando a casa dopo aver sostenuto un esame di infermieristica. Improvvisamente, aveva perso il controllo del mezzo per via di una buca profonda quasi due centimetri seguita da una gibbosità alta il doppio.

Il sinistro era stato fatale. Il motociclista era morto sul colpo.

La tragedia ha portato all’apertura di un’inchiesta per omicidio stradale, reato per il quale la normativa prevede fino a sette anni di reclusione. Nel mirino della magistratura sono finiti il rappresentante legale e il responsabile della sorveglianza dell’azienda vincitrice dell’appalto per la sorveglianza, il pronto intervento e la cura del manto d’asfalto. Un incarico affidato alla ditta dal Municipio XV della Capitale circa un anno prima e che – riporta il Corriere – prevedeva il dovere di ripianare eventuali buche oltre a quello, in caso di attività prolungata, di segnalare le irregolarità.

Secondo il Pubblico ministero, invece, né la buca né la gibbosità, erano stati opportunamente segnalati. Il drammatico incidente, pertanto, poteva essere evitato.

Nessuna responsabilità è invece contestata ai funzionari di Roma Capitale. In base a quanto appurato dalla Procura, infatti, la buca non sarebbe stata segnalata agli uffici responsabili.

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