Secondo la difesa l’ortopedico non avrebbe responsabilità per la lesione midollare che quattro anni fa ha costretto sulla sedie a rotelle una ragazza a Pordenone

Condannata alla sedia rotelle a causa di una lesione midollare riportata come conseguenza di un intervento chirurgico realizzato nel 2013. La ragazza, allora dodicenne, era stata sottoposta a un’operazione per il trattamento di una grave forma di scoliosi all’ospedale di Pordenone. Da allora, come racconta il Messaggero Veneto, non è più tornata a camminare.

L’episodio ha portato all’apertura di un fascicolo a carico di due specialisti ortopedici. I professionisti sono quindi stati rinviati a giudizio con l’ipotesi di reato di lesioni colpose gravissime. Decisivi in tal senso sono stati gli esiti della consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero nella fase delle indagini preliminari.

Il perito, anch’egli specialista ortopedico, ha ravvisato infatti profili di colpa e negligenza nella condotta degli indagati. In particolare, secondo la ricostruzione del Messaggero Veneto, una vite non sarebbe stata ben infissa nell’osso, per poi essere subito rimossa in seguito a una tac.

Di tutt’altro avviso i consulenti di parte dei camici bianchi.

Secondo la tesi difensiva quanto accaduto non sarebbe invece attribuibile a errore medico o a imperizia. Andrebbe invece inquadrato all’interno del margine statistico di rischio per questo tipo di operazioni, pari al 15,7 per cento dei casi. Un esito che peraltro non sarebbe stato prevedibile a priori in quanto influenzato da una molteplicità di variabili: dalla particolare curvatura della scoliosi fino alla qualità e allo spessore del midollo. I legali hanno peraltro evidenziato come uno dei chirurgi finiti a processo abbia eseguito nella sua carriera più di 140 operazioni con le stessa tecnica, tutte con esito positivo ad eccezione di quella in questione.

Nelle scorse ore, a più di quattro anni di distanza dal fatto, la pubblica accusa ha chiesto la condanna a un anno e due mesi per uno dei due professionisti. Per l’altro medico imputato, invece, lo stesso pm ha avanzato richiesta di assoluzione ai sensi dell’art. 530 del codice penale. La sentenza del giudice monocratico del Tribunale del capoluogo di provincia friulano è attesa per la prossima udienza, fissata a febbraio.

 

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