Mancato Tso, due medici a rischio processo

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I sanitari sono accusati di omicidio colposo per la morte di una giovane che si è tolta la vita dopo altri due tentativi di suicidio

Due medici dell’Azienda ospedaliera di Garbagnate rischiano di essere rinviati a giudizio per il suicidio di una giovane di appena vent’anni, morta dopo essersi lanciata dal balcone di casa, posto al sesto piano di un condominio. La ragazza era in cura da circa due anni per un disturbo borderline della personalità, anoressia nervosa e depressione. Era solita compiere atti autolesionistici infliggendosi tagli alle braccia e al viso e, pochi giorni prima che si consumasse la tragedia, aveva già cercato di togliersi la vita due volte, sempre gettandosi dallo stesso balcone.
Il primo tentativo era fallito grazie all’intervento della madre e del fratello; nella seconda occasione la donna aveva già scavalcato il parapetto ma era stata bloccata in tempo grazie all’intervento dei carabinieri. Portata in pronto soccorso, dove la sua situazione era conosciuta, era stata dimessa la sera stessa con un potenziamento della cura farmacologica che già seguiva. Il medico psichiatra l’avrebbe rimandata a casa dopo che la giovane aveva rifiutato di essere ricoverata in un’altra struttura, dal momento che presso il nosocomio di Garbagnate non ci sarebbero stati posti liberi.
Il giorno successivo la ventenne si era recata da un secondo medico, ma anch’egli l’avrebbe rimandata a casa con la prescrizione di continuare la terapia farmacologica in atto. Nonostante un apparente miglioramento della situazione – evidenziato anche da un post su facebook in cui scriveva di non voler più star male né di voler terrorizzare ancora la sua famiglia – dopo poche ore la giovane è riuscita nel suo intento suicida.
Sul caso la Procura ha aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati i due psichiatri che visitarono la ragazza.  Il Pubblico ministero titolare del fascicolo ha chiesto al Giudice per l’udienza preliminare il loro rinvio a giudizio contestando il mancato tempestivo intervento con un Trattamento sanitario obbligatorio, ritenuto necessario in virtù dell’elevatissimo rischio che la donna potesse reiterare l’insano gesto. I medici, da parte loro, si difendono spiegando che la ragazza era seguita scrupolosamente da tempo, che la sue condizioni erano state valutate anche dall’equipe psicologica dell’ospedale e che, quando l’hanno visitata, non c’erano gli estremi per un Tso perché la paziente aveva mostrato segnali di miglioramento.

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