L’allarme è scaturito dalla denuncia dei parenti di un medico deceduto a causa del microbatterio Chimera, contratto durante un intervento nel 2016

Sarebbero sei le morti sulle quali si sta indagando in Veneto che potrebbero essere state causate dal microbatterio Chimera. Sulla vicenda, come riporta l’Adnkronos Salute, vige il massimo riserbo. L’allarme sarebbe scattato dopo la denuncia presentata dai parenti di un anestetista vicentino di 66 anni, morto lo scorso 2 novembre.

Il sospetto è che il medico sia stato stroncato proprio dal batterio killer, che lo avrebbe infettato due anni prima in sala operatoria. L’uomo, infatti, nel 2016 era stato sottoposto a un intervento a cuore aperto di sostituzione della valvola cardiaca.

Egli stesso avrebbe scoperto che il batterio si era inserito nel macchinario per il riscaldamento del sangue in uso nelle sale operatorie. Il dottore aveva quindi iniziato a scrivere un diario per documentare l’evolversi dell’infezione, fatale nel 50 per cento dei casi. Alla sua morte il memoriale è stato affidato dalla famiglia all’avvocato di fiducia per la presentazione di un esposto alla locale Procura della Repubblica.

Ne è scaturita un’inchiesta che si è allargata ai reparti di cardiochirurgia di tutta la Regione.

Nel mirino degli ispettori, oltre a quello del camice bianco, vi sarebbero altri 5 decessi verificatisi tra Vicenza, Padova e Treviso. In totale potrebbero essere 18, invece, le persone infettate.

Secondo quanto riferisce l’ANSA, le ispezioni sarebbero ancora in corso in tutti gli ospedali del Veneto per verificare la presenza dei macchinari sotto accusa. La relazione degli esperti incaricati dall’Assessorato regionale alla Sanità dovrebbe essere depositata entro alcuni giorni.

I tecnici starebbero verificando in primo luogo se le macchine presenti sono quelle del marchio sospetto. Inoltre, considerato che a maggio scorso sono state emanate specifiche linee guida, gli ispettori ne verificheranno l’applicazione. Infine, saranno accertate le date precise che riguardano gli interventi eseguiti e l’accertamento delle infezione dei casi sospetti in modo da fare maggiore chiarezza sull’accaduto.

 

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