Secondo l’accusa avanzata dai parenti della vittima, morta a causa di un melanoma nel 2015, il medico le avrebbe rimosso il neo senza svolgere alcuna analisi

E’ in corso a Pistoia il processo nei confronti di una dermatologa, accusata di omicidio colposo per la scomparsa di una donna morta a causa di un melanoma nel 2015.

La storia è ricostruita dal Tirreno, che riporta le testimonianze rese in aula dal marito e delle figlie della vittima. “Voglio che andiate avanti affinché ciò che è accaduto a me non accada ad altri”, avrebbe detto la signora al marito poche ore prima del decesso.

E così è stato. I familiari hanno sporto querela e le successive indagini hanno portato al rinvio a giudizio del medico.

Secondo quanto riporta il quotidiano toscano, tutto inizia nel 2008. La donna si accorge di avere un neo sulla schiena e si rivolge alla dermatologa. “Sentiva qualcosa che le dava noia, che prudeva, che macchiava i vestiti di sangue”, racconta il marito.

La specialista avrebbe rassicurato la paziente. “Non ti preoccupare, si toglie”. A raccontarlo è la figlia minore della donna, che si era recata con la madre presso lo studio della dottoressa. “Anche io mi dovevo togliere un neo e siamo andate insieme”.

La ragazza avrebbe testimoniato che né a lei né alla madre sarebbe stata effettuata alcuna analisi.

Il camice bianco non avrebbe usato alcuna apparecchiatura per esaminare il neo, ma lo avrebbe fatto ad occhio nudo. Poi – sempre secondo quanto riferito dalla ragazza –  lo avrebbe tolto con il bisturi elettrico e avrebbe buttato tutto nel cestino.

“Non fu analizzato al momento dell’asportazione – ha chiarito il marito –. Tornò a casa con i punti e basta”.

Alla fine del 2014 la donna comincia sentirsi poco bene. A febbraio 2015 – affermano ancora i familiari – si reca per una visita di routine da un’amica ginecologa. L’ecografia evidenzia qualcosa al fegato e la professionista le consiglia di andare subito da un ecografo specialista. Dopo pochi giorni, il terribile responso: metastasi. Quindi, in seguito a una visita ospedaliera, l’ipotesi che all’origine di tutto ci sarebbe stato proprio il neo asportato. Sulla cicatrice, secondo i sanitari, era infatti visibile la recidiva del melanoma. A nulla sono valsi la successiva operazione d’urgenza e i tentativi di cura.

 

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