La vicenda di M.R., morto a 24 anni nel marzo del 2014 per i suoi genitori è un caso di malasanità. Il pm di Roma ha chiesto l’archiviazione ma la famiglia si è opposta

M.R., morto a 24 anni il primo marzo del 2014, era un giovane di Santa Maria Capua Vetere fortemente impegnato nel sociale. Volontario della Croce Rossa e benvoluto da tutti, il giovane conduceva una vita normale. Fino a quando non si è dovuto sottoporre a un intervento di routine che lo ha condotto alla morte.

Il decesso di M., morto a 24 anni, è avvenuto infatti in un letto d’ospedale del San Camillo di Roma. Per i genitori la causa è malasanità ospedaliera e cattiva gestione del paziente da parte del medico curante di Santa Maria Capua Vetere. E, per questo, ora chiedono giustizia.

“Non vogliamo che accada più una cosa simile ad altri ragazzi – affermano – e chiediamo che il magistrato di Roma non archivi l’indagine sui medici che noi abbiamo deciso di avviare”.

La vicenda

Nel giugno del 2013, il giovane aveva subito un intervento di routine. Nel corso di un ricovero per un intervento chirurgico al legamento crociato anteriore eseguito alla clinica «San Michele» di Maddaloni sembrava che tutto fosse andato bene.

Al momento delle dimissioni, il giovane, poi morto a 24 anni, aveva una prescrizione della terapia con Nadroparina calcica per 18 giorni.

I medici, però, si difendono affermando di aver consigliato, pur non prescrivendola, l’eparina.

Inoltre, come spiega Il Messaggero, questo tipo di terapia non è normalmente indicata quando la conta piastrinica del paziente sia inferiore a 100.000/mmc. Il problema è che il giovane non era stato sottoposto ad alcun prelievo di emocromo per verificare le condizioni delle sue piastrine.

Alcuni giorno dopo le dimissioni, il numero delle piastrine del giovane è crollato all’improvviso. La corsa all’ospedale di Caserta è stata causata anche dal presentarsi una serie di aftosi sul giovane.

E qui entra in gioco il medico curante di Santa Maria Capua Vetere. Questi, infatti, gli avrebbe consigliato sciaqui con bicarbonato. In realtà, solo nell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano è giunta finalmente la diagnosi, tardiva, di aplasia midollare.

Lì i sanitari avevano optato per un trapianto da parte di un donatore familiare Hla compatibile. Nel dicembre del 2014, però, il 24enne peggiora e viene portato al San Camillo di Roma.

E qui, ancora un problema. Il quadro clinico peggiora perché i medici sospendono un farmaco che sarebbe stato vitale per il giovane morto a 24 anni il primo di marzo.

Da quel giorno, la famiglia conduce una battaglia legale contro la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero di Roma Gabriella Fazi.

I genitori sono assistititi dal legale Enrico Monaco che ha già compilato l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dell’indagine per tutti i medici, ancora indagati, della clinica San Michele, di Caserta, del San Camillo e del medico curante.

 

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