La famiglia del giornalista Mauro Pianta, morto durante una gastroscopia ad aprile, fa causa alle Molinette: il decesso causato da un ‘danno termico’
A chiarire le circostanze del decesso di Mauro Pianta, il giornalista morto durante una gastroscopia il 4 aprile scorso, sarà una causa civile nei confronti della Città della Salute, intentata dalla famiglia dell’uomo. Sul decesso, la procura di Torino ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Pianta era morto durante una gastroscopia con radiofrequenza, che doveva servire a monitorare l’esofagite da reflusso di cui soffriva.
Il corpo del giornalista, 47 anni, era stato poi sottoposto a un’autopsia eseguita da Alessandro Marchesi.
L’esame autoptico aveva appurato che il decesso di Pianta era avvenuto “con tutta probabilità per il sanguinamento cardiaco provocato dal danno termico legato alla procedura endoscopica digestiva cui era sottoposto”.
In poche parole, si è trattato di un rialzo termico anomalo. Su questo, si potrà fare maggiore chiarezza attraverso accertamenti sul macchinario.
Quanto al resto, sembra che la consulenza del medico legale escluda, per il momento, eventuali responsabilità del personale medico.
Sembra che tutti i sanitari coinvolti abbiano rispettato la procedura ed eseguito correttamente le procedure di preparazione del paziente per l’esame.
Stesso vale per le manovre di primo soccorso e rianimatorie nel momento in cui si è manifestato l’arresto cardiaco.
“Eppure – affermano i legali della famiglia, Renato Ambrosio e Alessandra Torreri – è evidente che la morte sia sopraggiunta durante l’esame ed è per questo che abbiamo intenzione di chiamare in causa sul fronte civilistico la struttura sanitaria”.
Inoltre, gli avvocati dichiarano che “la nostra azione è rivolta da una parte a riparare i diritti violati dei familiari, ma anche a far sì che vengano prese misure di sicurezza adeguate per eseguire questo tipo di esame, visto che quello che è accaduto a Pianta non si era mai verificato e non deve più verificarsi”.
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