L’inchiesta mira a fare chiarezza sul decesso di un ventenne affetto da fibrosi cistica, morto in attesa di un trapianto al Policlinico Umberto I

La Procura di Roma ha avviato un’inchiesta per fare chiarezza sul decesso di un giovane di 20 anni all’Ospedale Umberto I. Il paziente, affetto da fibrosi cistica, è morto in attesa di un trapianto ai polmoni. Era ricoverato presso la struttura capitolina dal 5 maggio.

Secondo quanto riportato dai familiari al quotidiano Il Tempo, il ragazzo era lucido e vigile. A partire dal 13 maggio, tuttavia, in seguito a un intervento di tracheotomia, le sue condizioni avrebbero iniziato a peggiorare, per poi precipitare la notte del 16 maggio.

E proprio a quella notte risale un particolare inquietante, raccontato dalla sorella del paziente.

Intorno alle 2.00 il ventenne avrebbe inviato un messaggio alla madre “chiedendo di denunciare tutti, che lo stavano uccidendo”.

Giunti di corsa in Ospedale, i parenti avrebbero capito che c’era un problema legato al macchinario che serve per abbassare il livello di anidride carbonica nel sangue, l’Ecmo, “a cui doveva essere sostituito il filtro”.

La mattina successiva si è consumato il drammatico epilogo della vicenda. Poco dopo le 7 il paziente è stato dichiarato morto.

La denuncia presentata in Procura ha portato all’apertura di un fascicolo sul caso. Il Pm ha disposto lo svolgimento dell’esame autoptico, i cui risultati sono attesi entro 60 giorni. Sono stati posti sotto sequestro, inoltre, il macchinario cui era attaccato il giovane, nonché il suo telefono cellulare.

Intanto, mentre la Regione Lazio ha chiesto al Centro Regionale Rischio Clinico (CRRC) di effettuare un audit clinico in merito al caso, l’Ospedale, dopo aver effettuato le proprie verifiche, ha fornito la sua versione dell’accaduto.

Secondo la struttura, durante il ricovero del giovane “sono state prestate tutte le cure previste dal caso, senza ritardi né omissioni sia da parte del personale medico che di quello infermieristico”.

“Contrariamente a quanto riportato dai media – si legge in una nota – l’apparecchiatura utilizzata per il supporto extracorporeo dell’ossigenazione del sangue risultava perfettamente funzionante”. Si tratta, sottolinea la Direzione generale, di un macchinario ”di nuovissima generazione e conforme alle normative europee”.

 

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