Secondo i periti della Procura un’ulteriore accertamento radiografico avrebbe potuto evidenziare l’emorragia cerebrale in corso che ha causato il decesso della paziente

Fu dimessa dall’Ospedale dopo cinque giorni di ricovero dovuti  un trauma cranico conseguente a una caduta accidentale per strada; il giorno seguente la donna, 78 anni, accusò una forte cefalea e nel pomeriggio morì a causa di un’emorragia cerebrale.
In seguito al decesso, risalente all’estate del 2014, la Procura ha aperto un fascicolo che ha portato nelle scorse ore il Pubblico ministero a richiedere il rinvio a giudizio per omicidio colposo del medico che aveva disposto le dimissioni dell’anziana signora dal reparto di medicina d’urgenza. Per il Pm il camice bianco avrebbe agito con imprudenza, imperizia e negligenza prendendo una decisione affrettata rispetto a una situazione che avrebbe richiesto ulteriori approfondimenti.
Secondo il legale della difesa, le due Tac cui la paziente venne sottoposta non avrebbero evidenziato una situazione di emergenza; il medico ritenne che la prosecuzione della terapia domiciliare potesse salvaguardare la donna dal rischio emorragico, considerato anche il superamento, in fase di ricovero, del lieve disorientamento diagnosticato all’ingresso in reparto. Il sanitario ritiene di aver fatto tutto il necessario, prendendo decisioni congrue con le prospettazioni radiografiche.
In base alla perizia medico legale disposta dal Giudice per le indagini preliminari, invece, la morte fu conseguenza del trauma, i cui effetti avrebbero dovuto essere indagati con maggiore scrupolo con una terza Tac oltre alle due effettuate che avevano evidenziato una “millimetrica falda ematica subdurale parietale destra”. Un nuovo accertamento radiografico, secondo i periti incaricati dalla Procura, avrebbe forse consentito di verificare se era in corso la ripresa del sanguinamento, con conseguente necessità di intervenire chirurgicamente e possibilità di salvare la vita della paziente.
 
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