I giudici della Cassazione hanno confermato la sentenza della corte di merito secondo cui nessun compenso spetta all’avvocato che a causa di un suo inadempimento fa perdere un diritto legittimo al suo cliente

Nella specie, è stato affermato il seguente principio di diritto: “L’inadempimento professionale dell’avvocato, da cui sia derivata la perdita del diritto del suo assistito, rende inutile l’attività difensiva sino ad allora svolta; per questa ragione non gli è dovuto alcun compenso”.

La vicenda

Un avvocato era stato citato in giudizio dal suo cliente per aver determinato, attraverso una condotta professionale inadempiente, la perdita di un suo diritto.
Nella specie si trattava di un contratto preliminare di compravendita; il difensore aveva ottenuto la condanna dei promittenti venditori inadempienti, al pagamento di circa 46 mila euro a favore del suo assistito ed il sequestro conservativo dell’immobile.
Tuttavia, non avendo provveduto, nel termine perentorio di 60 giorni, a depositare la sentenza d’appello, né tanto meno a richiedere l’annotazione a margine della trascrizione del sequestro conservativo (artt. 686 c.p.c. e 156 disp. att. c.p.c.), il sequestro era divenuto inefficace, stante la mancata conversione in pignoramento.
E  … oltre al danno la beffa, perché nel frattempo i convenuti avevano alienato il bene.
Di qui l’azione legale contro il suo avvocato per far valere l’accertamento dell’inadempimento professionale.
Ma quest’ultimo, costituitosi in giudizio, aveva negato tutto quanto e, per tutta risposta, aveva proposto, in via riconvenzionale, un’azione di accertamento del suo diritto di credito, alla corresponsione di quanto dovuto per lo svolgimento dell’attività professionale, pari a 5 mila euro.
Dopo il primo grado, in appello l’avvocato veniva condannato alla refusione in favore del suo cliente, di 46 mila euro, oltre al pagamento delle spese processuali di ambo i gradi di giudizio.

Il giudizio di legittimità

Sulla vicenda si sono pronunciati anche i giudici della Cassazione, che hanno ritenuto il ricorso infondato.
Sarebbe bastato all’avvocato, provvedere agli adempimenti necessari per la conversione del sequestro in pignoramento per attingere il risultato di rendere non opponibile, in danno del creditore, l’alienazione a terzi del bene sequestrato.
Tale argomento è da solo sufficiente a rendere totalmente priva di pregio l’eccezione introdotta dal ricorrente circa l’asserita “impossibilità della prestazione” professionale, che sarebbe derivata dalla vendita a terzi del bene, ovvero della corresponsabilità del suo stesso creditore, nella causazione del danno lamentato, per non aver voluto agire a norma dell’art. 2901 c.c.
Per tutti questi motivi, i giudici della Corte hanno ritenuto dover fare applicazione del seguente principio di diritto: “l’inadempimento dell’esercente la professione legale che abbia determinato la “definitiva perdita del diritto, rende del tutto inutile l’attività difensiva precedentemente svolta dal professionista, dovendosi ritenere la sua prestazione totalmente inadempiuta ed improduttiva di effetti in favore del proprio assistito, con la conseguenza che in tal caso non è dovuto alcun compenso al professionista” (Cass. Sez. 3, sent. 26 febbraio 2013, n. 4781).

La redazione giuridica

 
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