Secondo la Procura non vi sarebbe nesso causale tra l’errore commesso in sala operatoria e il decesso del paziente, avvenuto dopo circa un mese

Non c’è alcuna prova che l’intervento all’arto sano possa aver causato il decesso del paziente”. Queste le conclusioni del sostituto procuratore della Procura di Torre Annunziata in relazione all’inchiesta che vede indagati 12 operatori sanitari, tra medici, anestetisti e infermieri, degli Ospedali di Boscotrecase e Castellamare di Stabia per la morte di un paziente in seguito a un doppio intervento chirurgico.
L’uomo, professore odontotecnico 86enne originario della Sardegna e residente in provincia di Napoli, nel giugno del 2015 era stato sottoposto, presso il nosocomio di Boscotrecase, a un’operazione per la riduzione della frattura del femore, con l’applicazione di un ‘chiodo gamma’; ma i medici intervennero sull’arto sbagliato, quello sano, costringendo il paziente a tornare sotto ai ferri. Nonostante il successo del secondo intervento le condizioni dell’anziano peggiorarono lentamente, fino al decesso sopraggiunto circa un mese dopo in seguito a un nuovo ricovero presso l’Ospedale di Castellammare di Stabia.
Secondo la perizia medico legale disposta dalla Procura non vi sarebbe tuttavia nesso causale tra l’operazione sbagliata e il decesso del paziente. Semmai, per gli esperti, potrebbe esservi una correlazione tra la lunga attesa dell’intervento e l’esecuzione dell’intervento stesso. Per tale motivo il Pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione per  l’ipotesi di reato di omicidio colposo, che è stato derubricato a lesioni colpose. I legali dei parenti dell’anziano deceduto hanno presentato istanza di opposizione; si attende quindi la decisione del Giudice per l’udienza preliminare.

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