In Italia come nel resto d’Europa e del mondo, sono ormai anni che si discute e sovente si ricorre alla figura dell’osteopata. Ma chi è questo professionista?

Prima di rispondere a tale domanda occorre inquadrare lo stato di fatto della materia osteopatia a livello mondiale.
L’organizzazione mondiale della sanità OMS il 9 Novembre del 2010 ha redatto un documento ufficiale nel quale descrive le direttive mondiali per garantire un livello minimo di preparazione dei praticanti osteopati. La domanda quindi nasce spontanea e cioè come mai l’OMS ha reputato indispensabile realizzare un tale documento costato anni di osservazione? La risposta si legge nella prefazione.

Si è reso indispensabile un tale lavoro con lo scopo di assicurare alla popolazione mondiale la sicurezza dei trattamenti erogati al fine di non peggiorare il livello di salute dei singoli cittadini. Questo perché sin dal 1892 quando A.T. Still ideò tale metodologia a tutt’oggi non esiste un percorso formativo univoco ed aggiornato. Inoltre di praticanti non certificati ne è pieno il mondo con il conseguente aumento del rischio di danno iatrogeno (danno non esistete in precedenza e provocato dalla tecnica/operatore).

Come a dire: l’osteopatia esiste, molti vi ricorrono, molti la praticano in modo poco sicuro e quindi l’OMS vuole tutelare noi cittadini garantendo una formazione universitaria di questi operatori.
Detto questo, non entrando nel merito terapeutico dell’osteopatia, sarebbe esageratamente complicato farlo in questa sede, cerchiamo di capire in Italia come questa disciplina è inquadrata dal punto di vista normativo.

Il 14 Febbraio del 2012 i Deputati Grimoldi, Meroni, Consiglio e Cavallotto presentano alla Camera dei Deputati una proposta di legge per il riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria. Proposta n° 4952 che ad oggi risulta ancora in attesa di discussione alla camera stessa. Quindi non attendibile dal punto di vista normativo. Mentre il 15 Novembre 2012 il Senato della Repubblica ha approvato un disegno di legge in materia di professioni non organizzate, all’interno del quale si riconosce normativamente l’osteopatia ma non come una professione sanitaria che invece viene inquadrata dall’articolo 2229 del codice civile.

Del resto che il disegno di legge della Camera dei Deputati abbia qualche defezione è francamente ovvio. In effetti entra in contraddizione con quanto affermato dall’OMS nel documento citato all’inizio di questo articolo. In effetti l’OMS non vuole equiparare l’osteopatia alle discipline sanitarie ma la racchiude in un più ampio gruppo di discipline (ayurveda, naturopatia, medicina tradizionale Cinese, medicina Unani, Nuad Thai e Tuina) definendole “Traditional Medicine or Complementary and Alternative Medicine” e cioè Medicina tradizionale o medicina complementare ed alternativa.

Esistono poi varie sfaccettature normative indirette che possono aiutarci a comprendere meglio la situazione dell’osteopatia in Italia. Ad esempio il caso di un osteopata con riconoscimento conseguito nel Regno Unito che è stato sollevato dallo svolgere la sua attività all’interno di un centro medico di Parma. Il TAR ha infatti sancito che l’osteopatia in Italia non è una professione sanitaria (La Repubblica Parma 27.09.2013).

Esiste anche una sentenza del tribunale di Genova del 14.7.2003 dove un osteopata viene assolto dal reato ascrittogli (abuso di professione medica) poiché si legge che l’osteopatia non invade la disciplina medica in quanto risulta “… un’attività volta ad arrecare sollievo e beneficio a soggetti affetti da patologie mediche, onde si sostanzia in una attività complementare ed ausiliaria rispetto all’attività medica”. Quindi la medicina ci cura e l’osteopatia ci da sollievo.

Concludendo possiamo senz’altro dire che ci si creda o no alle capacità terapeutiche della filosofia osteopatica, questa disciplina in Italia e nel resto del mondo di strada per affermarsi ne deve percorrere ancora molta. Una cosa è certa, nel nostro paese non è una pratica sanitaria, non esiste un percorso universitario dedicato e non c’è alcuna chiarezza normativa che tuteli la nostra sicurezza. Quindi si rende veramente necessario ricorrere a tale disciplina per curare ad esempio il proprio mal di schiena? Il consiglio che posso darvi da professionista sanitario è che prima di recarvi da un’osteopata qualunque solo perché ha risolto tutti i problemi del vostro amico o vicino di casa, recatevi da un Medico Fisiatra o da un Medico dello Sport o  da un Reumatologo e poi da un Fisioterapista per approcciare con sicurezza ai disordini del vostro apparato muscolo-scheletrico. Nel caso in cui si debba intervenire chirurgicamente allora abbiamo altri specialisti come tra tanti il medico Ortopedico ed il medico Neurochirurgo.

Infine  buona salute a tutti e ricordate che prevenire i disordini muscolo-scheletrici è sempre meglio che curarli. Un buon professionista sanitario è colui che ci aiuta nella prevenzione con consulenze e programmi di auto-trattamento e prevenzione personalizzati, come del resto facciamo noi da più di 20 anni nel nostro centro polivalente.

Paolo Scannavini
Dr. in Fisioterapia
pscannavini@gmail.com

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui