Da un rapporto Censis sul Papilloma virus emerge che cresce la consapevolezza sulla prevenzione ma non tutti sono consci dei rischi

Presentato un nuovo rapporto Censis sul Papilloma virus, a due anni dal precedente studio. Il Rapporto analizza gli atteggiamenti nei confronti delle patologie tumorali Hpv correlate e le strategie di prevenzione adottate attraverso un’indagine su due diversi campioni: uno composto dai genitori e uno da sole donne.

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Dai risultati emerge che il numero dei genitori che conosce il virus è aumentato: dall’85,1% del 2017 all’88,3%. La conoscenza è più diffusa tra le donne (94,8%) e tra le persone con un livello d’istruzione superiore (91,4%).
La consapevolezza però è migliorata solo parzialmente. Solo la metà dei genitori sa che l’Hpv è responsabile di altri tumori oltre a quello del collo dell’utero. Solo il 42,6% sa che il virus è responsabile dei condilomi genitali. E un terzo dei genitori (31,9%) pensa ancora che sia un virus che colpisce esclusivamente le donne.
La maggiore consapevolezza deriva da diverse fonti. Non solo dépliant e campagne informative (26,3%) ma anche i servizi vaccinali delle Asl (25,6%) e internet (26,7%).
Tra i professionisti sanitari vengono citati maggiormente il ginecologo e il medico di medicina generale (24,8%).

Il Papillomavirus, cosa c’è da sapere

Il Papilloma virus Umano (Hpv, Human Papilloma Virus) è una infezione trasmessa per via sessuale. Generalmente è transitoria e priva di sintomi evidenti, manifestandosi eventualmente attraverso lesioni benigne della cute e delle mucose. In casi rari il sistema immunitario non riesce a debellare rapidamente il virus, l’Hpv può determinare l’insorgenza di forme tumorali.
Il virus Hpv è implicato inoltre nella patogenesi di altri tumori in sede genitale (vulva, vagina, ano, pene) ed extragenitale (cavità orale, faringe, laringe).
Esistono oltre 100 tipi di tipi di papillomavirus differenziati in base al genoma.

Diagnosi e prevenzione

L’individuazione precoce delle lesioni da Hpv passa attraverso i programmi di screening con Pap-test o Hpv-test.
Il Pap-Testè lo strumento di diagnosi e di prevenzione a oggi più utilizzato. Inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza permette a tutte le donne dai 25 ai 65 anni di partecipare gratuitamente al programma di prevenzione presso la propria Asl di competenza.
Dal rapporto Censis emerge che è conosciuto dal 90,2% dei genitori e dal 94,6% delle donne. L’87,1% delle donne afferma poi che il proprio ginecologo ha consigliato il Pap-test.
L’Hpv-test invece riscontrare la presenza di Dna di virus oncogeno consentendo di individuare le donne a rischio con maggiore anticipo. È consigliato eseguirlo ogni cinque anni. La positività al test non significa necessariamente che una donna svilupperà nel tempo un tumore.
Secondo il rapporto solo il 50,8% dei genitori conosce l’Hpv-test e solo al 35,7% è stato consigliato di effettuare l’Hpv-test.

Piano di prevenzione all’avanguardia

L’Italia è all’avanguardia nel programma di prevenzione del Papillomavirus. Secondo il Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018, tutti i programmi di screening primari dovranno passare in maniera progressiva dal Pap-test all’Hpv-test, situazione ad aggi accertata già in diverse regioni.
La prevenzione primaria avviene mediante vaccinazione per questo nel Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale 2017-19 si è inserita la vaccinazione anti-HPV nel calendario vaccinale per tutti gli adolescenti (di sesso femminile e maschile) a partire dal dodicesimo anno di età.
Il vaccino costituisce oggi la via più efficace e sicura per combattere il rischio di infezione da HPV. I vaccini disponibili (bivalente, quadrivalente e 9-valente) sono tutti indicati contro i ceppi 16 e 18 responsabili della formazione di lesioni neoplastiche nella cervice uterina.

Barbara Zampini

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