Presentato il XVII Rapporto sulle politiche della cronicità che evidenzia persistenti disuguaglianze tra le regioni italiane

Cittadinanazattiva presenta il XVII Rapporto sulle politiche della cronicità, presentato nei giorni scorsi a Roma.  

Da rapporto “Regione che vai, cura che trovi (forse)” emergono durevoli disuguaglianze a causa della mancata attuazione del Piano nazionale. Formalmente recepito da 15 Regioni è nella maggior parte dei territori profondamente disatteso, come dimostrano i dati forniti dalle 47 Associazioni del CnAMC che hanno partecipato all’indagine.

Politiche carenti

I cittadini con malattie croniche e rare si trovano a dover affrontare diversi problemi, dal riconoscimento della malattia all’attuazione di piani di cura personalizzati, passando per liste d’attesa molto lunghe e assistenza farmaceutica a singhiozzo.

I pazienti del Lazio, della Campania e della Calabria si scontrano più di altri con lunghe liste d’attesa. Solo una su tre afferma che visite ed esami per la gestione della patologia sono prenotati direttamente dallo specialista, mentre la maggioranza dei cittadini deve provvedere autonomamente, attraverso il CUP (60%) o recandosi direttamente agli sportelli ospedalieri (28%).
Lunghe liste d’attesa anche nel caso delle RSA e lungodegenze.

A caratterizzare in negativo le politiche della cronicità è soprattutto la prevenzione. Soltanto una associazione su tre certifica la realizzazione di corsi di prevenzione a livello nazionale che, in oltre l’80% dei casi, sono promossi dalle stesse associazioni.

Oltre l’80% denuncia ritardi nella diagnosi, imputabili alla scarsa conoscenza della patologia da parte di medici e pediatri di famiglia (70%) e al poco ascolto del paziente (42%).

Una volta individuata la malattia è poi difficile ricevere piani di cura personalizzati che sono attuati solo in alcune realtà e per il 40% delle associazioni non esistono affatto. Anche i Percorsi diagnostici-terapeutici, laddove esistono, valgono solo per alcune patologie e soltanto in alcune regioni.

Molto carente risulta poi l’integrazione tra assistenza primaria e specialistica, così come la continuità tra ospedale e territorio (69%); il 41% denuncia inoltre la mancata personalizzazione delle cure.

Assistenza difficile

Il 70% dei pazienti intervistati lamenta il fatto di doversi spostare dalla città di residenza per ricevere assistenza ospedaliera. Denunciano poi la mancanza di personale specializzato e lunghe liste di attesa per il ricovero. Non sono pochi i casi di chi è costretto a pagare una persona che l’assista durante il ricovero e anche i casi di chi si porta i farmaci da casa.

L’assistenza domiciliare, secondo l’82% delle associazioni, viene erogata solo in pochi casi;inoltre per il 70% le ore non sono comunque sufficienti, per il 53% mancano figure specialistiche, in particolar modo lo psicologo.

Nell’ambito dell’assistenza protesica e integrativa, quasi il 60% lamenta tempi troppi lunghi per l’autorizzazione, come la necessità di sostenere delle spese per l’acquisto di protesi, ausili e dispositivi non erogati.

Non va meglio con l’assistenza farmaceutica. In cima ai problemi si trova la spesa economica per farmaci in fascia C o a causa delle limitazioni di budget da parte delle Asl o Aziende ospedaliere; segue la limitazione di prescrizione.

Per il 54% delle associazioni, i bisogni psicosociali non vengono presi in considerazione: mancano le forme di sostegno psicologico e di tutela sul lavoro nonché le forme di sostegno economico.

Altra nota dolente, l’aderenza terapeutica. Per il 46% risulta difficile a causa dei costi indiretti (permessi sul lavoro o gli spostamenti) per il 30% a causa delle difficoltà burocratiche connesse alla terapia; per il 22% a causa della indisponibilità in farmacia o perché la terapia è troppo costosa.

Il rapporto sulle politiche della cronicità presenta anche una analisi sull’umanizzazione delle cure. Gli elementi sui quali bisognerebbe maggiormente agire sono la mancanza di aiuto nella gestione della patologia, coniugata con la mancanza di ascolto da parte del personale sanitario. Ad essere, poi, ancora oggi sottovalutato è il dolore, sia quello fisico che quello psicologico (53%).

Cittadinanazattiva

“In questo quadro, è evidente che vada affrontato con urgenza il tema delle disuguaglianze, soprattutto alla luce del recente dibattito sul regionalismo differenziato – ha dichiarato Antonio Gaudioso, Segretario generale di Cittadinanzattiva – per questo, abbiamo avanzato una proposta di riforma costituzionale che incida sull’articolo 117, introducendo come elemento di garanzia per la tutela della salute il riferimento esplicito al diritto del singolo individuo e il richiamo al principio di sussidiarietà per consentire ai livelli istituzionali più alti di intervenire qualora quelli più prossimi ai cittadini non garantiscano i servizi”.

Allo stesso tempo, prosegue Gaudioso “crediamo che per colmare le differenze territoriali così evidenti sia necessario dare piena attuazione al Piano nazionale cronicità, anche attraverso l’emanazione da parte delle Regioni delle delibere applicative. Vigileremo affinché, come stabilito dalla nuova bozza del Patto per salute, si proceda finalmente ad un riordino dell’assistenza territoriale con l’emanazione di un provvedimento, analogamente a quanto già fatto per l’assistenza ospedaliera con il DM 70/2015, che dia omogeneità ai servizi territoriali sociosanitari e risponda realmente ai bisogni di salute della popolazione”.

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