Operato con successo all’ospedale San Camillo Sammy Basso, uno dei cinque italiani affetti da progeria, malattia rara meglio conosciuta come sindrome da invecchiamento precoce

Eseguito con successo all’ospedale San Camillo di Roma, per la prima volta al mondo, il trattamento di una stenosi calcifica severa della valvola aortica per via trans-catetere su un paziente affetto da progeria, meglio nota come sindrome da invecchiamento precoce. Una malattia che conta circa 100 casi conosciuti in tutto il mondo.

La procedura è stata eseguita dall’equipe cardiochirurgica guidata da Francesco Musumeci e coadiuvata da Roberto Violini, cardiologo interventista, e da Elio D’Avino, cardio-anestesista. Dall’ospedale fanno sapere che tutto si è svolto “senza alcuna complicanza e con un risultato finale eccellente”.

Il restringimento della valvola aortica è una patologia che progredisce rapidamente. Per cui in un arco di tempo relativamente breve avrebbe potuto causare la morte del paziente. L’unica terapia consiste nella sostituzione della valvola calcificata con una protesi valvolare fatta con tessuto biologico.

La difficoltà per i sanitari consisteva nel decidere se, nel caso in esame, un trattamento fosse possibile e quale sarebbe stata l’opzione più appropriata.

Dopo un’attenta analisi, il team del San Camillo ha ritenuto l’intervento fattibile per via trans-catetere, “mediante l’introduzione del catetere attraverso la punta del ventricolo sinistro”. Il rischio era molto elevato a causa delle caratteristiche cliniche dei pazienti con progeria e della complessità anatomica del caso.

Il tipo di procedura e i possibili rischi sono stati discussi con il diretto interessato, il 23enne Sammy Basso, uno dei cinque italiani colpiti dalla patologia, che ha acconsentito all’intervento. In sala operatoria l’equipe ha praticato una piccola incisione nel torace di sinistra, che ha consentito l’esposizione dell’apice del ventricolo dove è stato introdotto il catetere che alla sua estremità aveva la protesi valvolare. La protesi, non appena nella giusta posizione all’interno della valvola nativa stenotica, è stata espansa come uno stent, gonfiando un pallone al suo interno.

L’operazione è stata eseguita in anestesia generale, senza però l’ausilio della circolazione extracorporea. L’intervento, per la sua complessità, ha richiesto la cooperazione di diverse figure professionali. Sono state inoltre utilizzate tecniche particolari per intubazione orotracheale da parte del team cardio-anestesiologico. Il paziente sarà dimesso nelle prossime ore.

 

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