Il presidente FNOMCeO evidenzia, d’altra parte, come dal Rapporto Censis emerga una fiducia altissima nei medici di famiglia e nei medici specialisti

“Una sanità diseguale, dove il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a rispondere alle domande di salute proprio laddove, per condizioni sociali ed economiche, ce ne sarebbe più bisogno”. Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta quanto emerge dal 53° Rapporto Censis pubblicato nei giorni scorsi.

D’altra parte il documento fotografa  invece “un servizio Sanitario Nazionale che si regge sulla Relazione di cura, sul rapporto di fiducia tra medici e pazienti”. Si riconferma infatti altissima la fiducia nei medici di famiglia (82,3%) e nei medici specialisti (91%)”.

Secondo il Censis, il rapportarsi degli italiani con la sanità, “è sempre più improntato a una logica combinatoria”. Per avere ciò di cui hanno bisogno per la propria salute, si rivolgono sia al Servizio sanitario nazionale, sia a operatori e strutture private, a pagamento.

Nell’ultimo anno il 62% degli italiani che ha svolto almeno una prestazione nel pubblico ne ha fatta anche almeno una nella sanità a pagamento: il 56,7% di chi ha un reddito basso e il 68,9% di chi ha un reddito di oltre 50.000 euro annui.

Inoltre, su 100 prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza che i cittadini hanno provato a prenotare nel pubblico, 27,9 sono transitate nella sanità a pagamento.

Marcate le differenze territoriali: il 22,6% nel Nord-Ovest, il 20,7% nel Nord-Est, il 31,6% nel Centro, il 33,2% al Sud. Forte è la pressione della spesa sanitaria privata: per l’81,5% degli italiani pesa molto o abbastanza sul bilancio familiare (il 77,8% di chi risiede nel Nord-Ovest, il 76,5% nel Nord-Est, l’82,5% nel Centro, l’86,2% al Sud)’.

“Sono proprio queste differenze, per cui è al Sud che più ci si rivolge alla sanità privata, a svelare – sottolinea Anelli – le diseguaglianze nell’accesso alle cure”.

“La sanità privata vicaria il Servizio Sanitario nazionale laddove sono più marcate le carenze organizzative e strutturali, dove più lunghe sono le liste d’attesa. E ciò è tanto più ingiusto perché sono proprio i cittadini delle Regioni più in difficoltà, e quindi in condizioni economiche meno agiate, a dover pagare di tasca propria le prestazioni. Come ben spiegato nel Rapporto: sono i numeri di una marcata differenziazione territoriale nell’accesso al Servizio Sanitario e ai Lea che mina alle fondamenta la promessa di una sanità uguale per tutti”.

“Il dato per cui 9 italiani su dieci si fidano del medico, d’altra parte, ci conforta e rincuora. È una fiducia – conclude il presidente FNOMCeO – che si basa sul riconoscimento delle capacità del medico di individuare le cure migliori in autonomia, libertà e responsabilità e in applicazione delle competenze che gli derivano dai percorsi formativi e che lo Stato gli delega”.

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