La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’azienda di Food delivery Foodinho nell’ambito del contenzioso con cinque rider di Torino

Ai rider vanno applicate le tutele del lavoro subordinato, come previsto dal Jobs Act, nella forma ‘ibrida’ delle “collaborazioni organizzate dal committente”. Lo ha stabilito la sezione Lavoro della Corte di Cassazione con la sentenza n. 1663/2020 respingendo il ricorso di Foodinho, nell’ambito del contenzioso tra l’azienda di Food delivery e cinque ciclofattorini per le consegne a domicilio di Torino.

“Dal primo gennaio 2016 – spiegano i Giudici di Piazza Cavour – si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato tutte le volte in cui la prestazione del collaboratore abbia carattere esclusivamente personale e sia svolta in maniera continuativa nel tempo e le modalità di esecuzione della prestazione, anche in relazione ai tempi e al luogo di lavoro, siano organizzate dal committente”.

La Suprema Corte ha evidenziato che, “quando l’etero-organizzazione, accompagnata dalla personalità e dalla continuità della prestazione, è marcata al punto da rendere il collaboratore comparabile ad un lavoratore dipendente, si impone una protezione equivalente e, quindi, il rimedio dell’applicazione integrale della disciplina del lavoro subordinato”.

Si tratta – chiariscono ancora dal Palazzaccio – “di una scelta politica legislativa volta ad assicurare al lavoratore la stessa protezione di cui gode il lavoratore subordinato, in coerenza con l’approccio generale della riforma, al fine di tutelare prestatori evidentemente ritenuti in condizione di ‘debolezza’ economica, operanti in una ‘zona grigia’ tra autonomia e subordinazione, ma considerati meritevoli comunque di una tutela omogenea”.

La pronuncia è stata accolta con favore dal mondo sindacale. “Pur avendo necessità di approfondire il testo della sentenza – ha sottolineato la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti – ci pare che quanto stabilito dalla sezione Lavoro della Cassazione vada nella direzione di avvicinare sempre più il lavoro dei riders a quello subordinato. Si conferma infatti la etero organizzazione di tale impiego, e pertanto l’opportunità di applicare ad esso la disciplina del rapporto di lavoro subordinato”.

Il sistema delle multinazionali del Food Delivery – aggiunge la rappresentante sindacale – “non può più nascondersi dietro il falso mito del ‘nuovo’ lavoro e della completa autonomia della prestazione”. Per la Cgil, in conclusione, “i contratti collettivi nazionali, a partire da quello della logistica, devono diventare lo strumento di regolazione del settore”.

La redazione giuridica

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