Messo a punto un protocollo che consente di eseguire l’esame in totale sicurezza ai pazienti cui sono stati impiantati apparecchi metallici e elettronici

La risonanza magnetica viene utilizzata in moltissimi campi della medicina e in alcuni casi rappresenta un vero e proprio esame salvavita, consentendo di acquisire informazioni fondamentali per eseguire interventi chirurgici o per stabilire i percorsi terapeutici più appropriati.

La presenza nel paziente di dispositivi medici, a seconda delle caratteristiche e dei materiali di cui si compongono, può rendere l’esame rischioso. In caso  di supporti  metallici, ad esempio, l’attrazione generata dal campo magnetico può causare un ‘effetto calamita’, mentre le onde radio emesse durante la scansione potrebbero generare un ‘effetto microonde’, surriscaldando l’impianto.

Per superare tali pericoli un team di fisici sanitari e medici del Dipartimento di Diagnostica per Immagini dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha messo a punto un protocollo che permette ai bambini con pacemaker, con protesi metalliche e con qualsiasi altro tipo di dispositivo impiantabile di sottoporsi alla risonanza magnetica in totale sicurezza. L’iniziativa, prima di questo genere in Italia, integra le attuali disposizioni in materia che regolano l’accesso alla risonanza solo per i portatori di pacemaker e defibrillatori, escludendo gli altri casi.

“Ci siamo voluti dotare di queste regole per dare risposta ai bisogni di cura dei bambini con impianti che, in virtù di una legge che risale agli anni 90, in nessun caso potrebbero essere sottoposti a risonanza magnetica – spiega Paolo Tomà, direttore del dipartimento di Diagnostica per Immagini del Bambino Gesù – Fatta eccezione per le più recenti linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità che allargano il campo ai pazienti con pacemaker e defibrillatori, tutto il quadro normativo in materia è molto restrittivo perché sviluppato in un contesto non più attuale. Sia le apparecchiature diagnostiche che i dispositivi impiantabili non sono più gli stessi di 25 anni fa: quelli di oggi aprono la strada a nuove possibilità di diagnosi e cura”.

Nel 2015 al Bambino Gesù circa 600 piccoli pazienti sono stati impiantati con i dispositivi più vari: cateteri, device cardiaci, pompe, stimolatori vagali, stent vascolari, protesi del cristallino e dei testicoli, impianti cocleari, drenaggi del timpano, sistemi di fissaggio ortopedici (viti e distanziatori), fili e punti di sutura permanenti. Sempre lo scorso anno, per 19 di questi bambini (provenienti anche da altre strutture e dall’estero) si è resa necessaria la risonanza magnetica: grazie all’applicazione della nuova procedura di sicurezza, l’esame è stato portato a termine senza alcuna complicazione.

La procedura, sviluppata dopo anni di studi e ricerche e certificata anche dalla Joint Commission International, regola le modalità per effettuare in sicurezza la risonanza magnetica sui pazienti impiantati, consentendo di stabilire in quali circostanze, di fronte a quale tipo di dispositivo e con quale grado di rischio eseguire o meno l’esame.

“Ovviamente la valutazione viene fatta caso per caso – sottolinea Vittorio Cannatà, responsabile della Fisica Sanitaria del Bambino Gesù – Per l’elaborazione del nostro protocollo abbiamo preso le mosse dalle indicazioni dei costruttori dei vari dispositivi medici impiantabili che, oltre al dettaglio dei materiali utilizzati, hanno l’obbligo di identificare tutti i rischi, compresi quelli da interferenza con altre apparecchiature o tecniche diagnostiche”.

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