L’esame, il cui prototipo dovrebbe essere realizzato entro l’anno, si basa su un semplice prelievo di sangue materno

Un nuovo test per studiare tutte le eventuali malattie del feto, grazie a un semplice prelievo di sangue materno. L’esame avrebbe un’attendibilità del 100%, esattamente come quella dell’amniocentesi e superiore, quindi, a quella degli attuali esami ematici che vengono proposti alle future mamme. Questi ultimi, infatti, si basano sull’analisi di frammenti di Dna fetale e non di vere e proprie cellule del feto.

A descrivere il nuovo test è Anna Doffini, ricercatrice a capo del progetto Menarini Biomarkers in corso a Singapore. L’obiettivo è arrivare entro l’anno a un prototipo grazie alla sperimentazione su 50 pazienti della città-stato asiatica che hanno donato il loro sangue.

“Le cellule fetali – spiega Doffini – sono molto rare e delicate. Attraverso la tecnologia DepArray messa a disposizione della Menarini e utilizzata per la progettazione del test in collaborazione con il SingHealth Hospital, si riesce a isolarle vive e a consentire di studiarle e ottenere tutte le preziose informazioni sulla salute del feto che contengono. E’ difficile dire quando il test arriverà sul mercato per un uso di routine, ma quando avverrà questo rappresenterà un importante cambio di paradigma nella diagnosi prenatale”. Di fatto l’amniocentesi e la villocentesi sarebbero superate.

“Puntiamo a mettere a punto quella che potrebbe essere considerata una vera e proprio a biopsia del feto, assolutamente non invasiva e utile a identificare non solo la sindrome di Down o le trisomie, ma anche migliaia di malattie genetiche”. A sottolinearlo è Paola Castagnoli, chief scientist di Menarini Biomarkers.

“La tecnologia DepArray, inoltre – precisa l’esperta – ha una serie di altre applicazioni molto interessanti, dalla ‘biopsia liquida’ di molti tumori all’individuazione di biomarker di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, che potranno in futuro consentire di selezionare i pazienti che rispondono o meno a determinate terapie, evitando loro cure inutili o al contrario continuando con quelle scelte perché stanno funzionando. Con un risparmio notevole per le strutture sanitarie. Molto spesso, oggi, gli oncologi di fronte a una serie di innumerevoli farmaci disponibili per lo stesso tipo di tumore scelgono ‘alla cieca’ quello da prescrivere a un determinato paziente. Con un’analisi di questo genere apriremmo alla vera medicina personalizzata”.

 

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