Il Tribunale di Roma ha dichiarato l’insussistenza del fatto contestato a 6 operatori sanitari finiti a giudizio per lesioni colpose e violazione delle norme sulla disciplina per la prevenzione degli infortuni sul lavoro

Nel 2011 un’infermiera del reparto di neonatologia del Policlinico Gemelli di Roma aveva contratto la tubercolosi, infettando poi una neonata e contagiando in modo latente altri dipendenti. La vicenda, che all’epoca suscitò una vasta eco mediatica, aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati della procura capitolina di otto sanitari, tra medici e dirigenti della struttura, nonché il medico curante dell’infermiera, sospettato di non aver diagnosticato tempestivamente la malattia.
Il reato ipotizzato nei loro confronti era quello di lesioni colpose, oltre alla violazione delle norme sulla disciplina per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Secondo l’accusa non avevano adottato tutte le misure idonee a impedire il contagio. Quanto invece, all’ipotesi inizialmente avanzata di epidemia, con contagio di 188 bambini, la stessa Procura aveva richiesto alcuni mesi fa l’archiviazione, successivamente accolta dal Giudice per le indagini preliminari. I neonati erano stati sottoposti al test di Mantoux, i cui esiti erano risultati del tutto negativi.
In seguito al rinvio a giudizio, due degli indagati avevano optato per il rito abbreviato; l’addetto alla sorveglianza del personale medico-infermieristico, era stato assolto dalle accuse, mentre il direttore del Dipartimento del reparto pediatrico era stato condannato al pagamento di una multa di 200 euro solo in relazione alle lesioni causate alla neonata contagiata dalla tbc. Ieri è arrivata la sentenza per gli altri 6 imputati. Tutti assolti perché il fatto non sussiste.
La decisione dei giudici, secondo il legale del Gemelli, conferma la serietà e correttezza dell’operato del Policlinico e di tutti quanti si prodigano quotidianamente per il bene dei pazienti. “Il Policlinico Gemelli – prosegue l’avvocato – ha sempre, fin dalle fasi iniziali di questa vicenda, avuto quale primo obiettivo la tutela dei bambini e delle loro famiglie, compiendo ogni sforzo per assicurare loro assistenza e informazione. Con questa sentenza, che si aggiunge ad altri provvedimenti in sede penale e civile che hanno riconosciuto l’infondatezza degli addebiti mossi contro l’Università, il Policlinico e i loro esponenti, viene ripristinata la verità e viene ulteriormente dimostrata l’inconsistenza delle ragioni di allarme da taluni strumentalmente esasperate”.

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