Ridotta a 16 anni di reclusione la pena nei confronti di un uomo che uccise la donna con cui aveva avuto una relazione. Per la perizia psichiatrica la sua gelosia determinò  una “soverchiante tempesta emotiva e passionale

Sebbene la gelosia fosse un sentimento “immotivato e inidoneo a inficiare la sua capacità di autodeterminazione”, essa determinò  una “soverchiante tempesta emotiva e passionale”. Queste le conclusioni della perizia psichiatrica svolta su un uomo di 57 anni, reo confesso di aver ucciso la donna con cui intratteneva una relazione.
La vittima, stanca del comportamento del compagno, che manifestava insicurezza e l’ossessione di essere tradito, aveva deciso di porre fine alla loro storia sentimentale. Un decisione che aveva pagato con la vita. Era stata infatti strangolata a mani nude nell’ottobre del 2016 a Riccione.
“Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che lei doveva essere mia e di nessun altro. L’ho stretta al collo e l’ho strangolata” aveva ammesso l’assassino. L’uomo, dopo aver commesso l’omicidio aveva anche provato a suicidarsi, ma senza riuscirci.

In primo grado, l’imputato era stato condannato a 30 anni di reclusione per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili.

Nelle scorse ore, tuttavia, la Corte di appello ha ritenuto di ridurre la pena a 16 anni concedendo all’imputato le attenuanti generiche. Una decisione che arriva in primo luogo dalla valutazione positiva della confessione dell’omicidio. Inoltre, secondo i giudici di secondo grado, “la tempesta emotiva e passionale” riconosciuta dal consulente psichiatrico, la stessa che “si manifestò subito dopo anche col teatrale tentativo di suicidio”, rappresenterebbe una condizione “idonea a influire sulla misura della responsabilità penale”.
Quindi, l’iniziale condanna all’ergastolo,  trasformata a 30 anni grazie al rito abbreviato, è passata a 24 anni, ridotti di un terzo sempre per il rito.
 
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