Che gli italiani si affidino ai motori di ricerca per cercare informazioni e cure sulla salute, lo hanno affermato le più recenti ricerche. I pazienti 2.0 ritengono il web facile da consultare, utile e affidabile ma sopratutto più economico, sarà vero?
A confermare l’utilizzo del dott. Google sono i dati del Diabetes Web Report 2015, una rilevazione condotta su 810 medici e 505 pazienti presentata oggi a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico nel corso di un evento organizzato dal Diabetes Web Observatory Group. La ricerca si riferisce ai malati di diabete, la patologia registra il maggior numero di consultazioni su google in tema di salute.
Nello spingere verso queste «soluzioni autogestite potrebbe avere un peso anche la difficoltà economica di molti italiani ad accedere alle cure sanitarie» commenta Ketty Vaccaro, presidente del Diabetes Web Observatory Group e responsabile settore Welfare del Censis. Secondo l’indagine, 4 persone con diabete su 10 navigano da 1 a 3 ore al giorno. Relativamente alla loro malattia, nella metà dei casi cercano prodotti per la cura, seguiti da alimentazione (49%), stile di vita (48%) e attività delle associazioni (35%).
Il ‘Dott. Google’, aggiunge l’esperta, è «un medico virtuale dalle innumerevoli specializzazioni» e «i cui pareri vengono spesso discussi e messi a confronto con le indicazioni del medico ‘reale’». Accanto ai professionisti, finora unici decisori delle scelte terapeutiche, «oggi si affacciano altri influenzatori online non sempre noti, che possono essere esperti, sulla cui affidabilità peraltro non di rado mancano riscontri, ma sono spesso anche altri pazienti».
Da parte sua il diabetologo non biasima l’utilizzo di internet per cercare informazioni: per quasi 6 su 10 può essere utile, ma ritengono indispensabile il supporto di un professionista. «Non sempre – conclude Vaccaro – chi si informa su internet ha gli strumenti critici per una decodifica. Può essere emotivamente coinvolto e dare ascolto alle spiegazioni più preoccupanti relative ai propri sintomi, passando dalla lettura delle informazioni, all’autodiagnosi e perfino all’autoterapia»