Tra l’uso del reggiseno e il cancro non è alcuna connessione. Si tratterebbe di una fake news. A confermarlo è stato il sito antifake-news della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), www.dottoremaeveroche.it

In realtà la notizia non è nuova.

Nel 1995 due antropologi statunitensi, Sydney Ross Singer e Soma Grismaijer, pubblicarono un libro intitolato “ressed to kill (Vestiti per uccidere)” ove sostenevano che l’uso dei reggiseni ed, in particolare quelli dai modelli più costrittivi o quelli rinforzati con ferretti, aumentasse il rischio di sviluppare un cancro del seno. L’ipotesi dei due antropologi – come anche si legge nel sito dell’AIRC – è che il reggiseno interferirebbe con la circolazione linfatica, impedendo ai tessuti della mammella di eliminare le sostanze di scarto. Il ristagno locale di tossine sarebbe, sempre secondo i due antropologi, la causa biologica di oltre il 70% dei cancri al seno.

Secondo i due autori americani, infatti, il cancro al seno sarebbe maggiormente diffuso tra le culture ove è comune l’uso del reggiseno, mentre il rischio della malattia sarebbe quasi assente nei paesi in cui le donne non lo utilizzano.

La notizia fece il giro del mondo, dai giornali a internet ai social media.

Di recente, poi, una nota attrice Gwyneth Paltrow, col suo slogan “bruciate i reggiseni” aveva rilanciato la questione, promuovendo il commercio e l’utilizzo di prodotti alternativi.

Ma stando a quanto affermato sul sito della Fnomceo “dottore ma è vero che …?” «I dati epidemiologici confermano che la frequenza di tumori al seno, così come di molte altre malattie tipiche delle società opulente, aumentano nelle popolazioni che passano ad adottare uno stile di vita per così dire “occidentale”. Ma questi cambiamenti coinvolgono moltissimi fattori che vanno ben al di là dell’uso del reggiseno, e che comprendono dall’alimentazione alla sedentarietà, dal numero di figli alle modalità di allattamento. In parte per effetto di questi cambiamenti, fondamentale è l’aumento di incidenza dell’obesità, che rappresenta un’importante condizione predisponente per il tumore al seno».

«È vero quindi, – continua – che le popolazioni maori, giapponesi o delle isole Figi hanno incrementato il loro rischio di tumori al seno a contatto con la civiltà “occidentale”, ma il fenomeno si spiega già con l’aumento di obesità e il minor numero di figli, avuti più tardi e allattati di meno, senza dover ricorrere a fantasiose ipotesi alternative».

«D’altronde il sovrappeso stesso potrebbe mediare la correlazione tra il numero di ore in cui le donne portano il reggiseno e un aumento del rischio di tumore, dal momento che, quando al tessuto mammario si somma una grande quantità di tessuto adiposo, il seno è più pesante e si può tendere più facilmente, per comodità, a portare il reggiseno più a lungo, anche durante la notte».

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