Sette persone e 4 aziende erano finite a giudizio per violazione del divieto di utilizzo di mezzi e risorse appartenenti alla pubblica amministrazione. Risarcimenti per Azienda sanitaria e Regione

Truffa, falso e abuso di ufficio. Questi i reati ipotizzati a carico di sette indagati, tra medici e responsabili di case di cura, finiti al centro di un’inchiesta sull’attività di libera professione. Con loro anche 4 società. Secondo l’ipotesi accusatoria avrebbero violato le norme che prevedono il divieto di utilizzo di mezzi e risorse appartenenti alla pubblica amministrazione per finalità private.

Tre delle persone finite a giudizio sono state ritenute colpevoli. Tra loro anche l’ex primario di radiologia dell’Ospedale di Imola, al quale i Giudici hanno inflitto una pena di quattro anni. Era accusato di aver svolto un’attività parallela di refertazione esami avvalendosi di alcune impiegate amministrative e degli strumenti dell’Ausl romagnola.

Inoltre avrebbe simulato lo svolgimento dei compiti istituzionali di primario di Radiologia mentre invece impiegava la giornata lavorativa per attività extraistituzionali di refertazione. In tal modo avrebbe ingannato l’Azienda sanitaria che gli pagava l’indennità esclusiva provocando un danno erariale.

Per il legale del professionista la sentenza stravolgerebbe i fatti emersi in dibattimento.

L’avvocato contesta, in particolare, la riqualificazione da parte del Tribunale di Bologna di alcuni capi di imputazione in falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale e da privato in atti pubblici.

Il processo si è chiuso con altre due sentenze di condanna, rispettivamente a 30 mesi e 20 mesi. Due imputati sono stati invece assolti, mentre per altri due è stata dichiarata la prescrizione. Infine, due delle società coinvolte sono state ritenute responsabili di illecito amministrativo e condannate a pene pecuniarie, rispettivamente di 150mila e 120mila euro.

I giudici hanno disposto una provvisionale di 90mila euro i sede civile all’Ausl di Imola e il risarcimento di un danno da 40mila euro alla Regione Emilia-Romagna. Le motivazioni della sentenza sono attese entro 90 giorni.

 

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