È l’Italia delle automobili, degli elettrodomestici, del turismo di massa e del miracolo economico. E’ l’Italia anni ’50 che riscopre il benessere del dopoguerra e vede la commercializzazione di un farmaco che vorrebbe migliorare la vita delle donne in gravidanza (utilizzato in particolare contro la nausea) ma che invece produce malformazioni nei feti provocando amelie (incompleto sviluppo degli arti) e portando alla nascita di migliaia di bambini focomelici o con gravi malformazioni.

Stiamo parlando del Talidomide, farmaco sviluppato dal medico e chimico tedesco Heinrich Mueckter (condannato nel 1946 per aver effettuato esperimenti nei campi di concentramento tedeschi durante il nazismo) e messo in commercio col nome di Contergan nel 1957 dalla ditta tedesca Chemie Gruenenthal.

Nelle sperimentazioni animali il farmaco non mostra effetti dannosi, perciò negli Anni ‘50 è in vendita senza ricetta e utilizzato ampiamente dalle gestanti. Viste immediatamente le disastrose conseguenze viene ritirato in sordina dal commercio nel 1961. Ma la vita del farmaco non finisce poiché a essere testimoni esistenti dei devastanti effetti del medicinale sono tutte le persone che hanno atteso mezzo secolo per vedersi riconoscere l’indennizzo da parte dello Stato italiano, colpevole di non aver esercitato la sua funzione di controllo e dunque responsabile della vita di chi oggi conduce un’esistenza con queste menomazioni e della morte di chi invece non ce l’ha fatta. Tra aborti spontanei e decessi prematuri non esistono infatti dati precisi sul numero delle vittime del Talidomide. Troppe le storie di chi vive quotidianamente situazioni di disagio trovandosi suo malgrado a essere stato cavia umana della sciatteria istituzionale. Mezzo secolo per legiferare la “questione Talidomide”, affrontata in Italia dalla legge n. 244 del 24.12.2007 che, con successive modifiche, fu resa operante il 27.02.2009. Il Parlamento ha stabilito che ad avere il risarcimento siano i nati tra il 1959 e il 1965. Degli ultimi mesi la nuova legge in vigore dal 1 gennaio 2016 che estende l’indennizzo anche a chi è nato negli anni 1958 e 1966 e ha convive con le gravi menomazioni causate dall’assunzione dal farmaco prescritto in quegli anni alle donne incinta. Esiste inoltre l’ipotesi di allargare la platea degli indennizzati ai nati tra il 1966 e il 1969, tuttavia non ancora in vigore. Rimangono però escluse 7 persone nate nel 1957 che si vedono negato l’indennizzo statale. Come è dunque possibile se il farmaco fu messo in commercio proprio quell’anno? A rispondere i 7 esclusi dalla legge che spiegano come nel 1956 il Talidomide circolasse col nome di Grippex, poi divenuto Contergan.  “Non è mai stato fatto un vero censimento da parte dello Stato – racconta al telefono Lucia Bellini, una dei 7 esclusi dall’indennizzo – molto è stato taciuto, non si doveva parlare per vergogna e omertà e anche ora pretendiamo la modifica della legge. Non è possibile che Leonardo Micheletti (uno dei 7 – ndr), giunto alla sua V certificazione e con gravi ed evidenti menomazioni si veda riconosciuto solo il 35% di invalidità.

Dieci gli anni di tempo che lo stato italiano si è dato per trovare le sue vittime ancora in vita. Considerando che solo nel 2012 la casa farmaceutica tedesca Chemie Gruenenthal, ha chiesto ufficialmente scusa alle vittime del farmaco si tratta di un intervallo sufficiente per sanare una situazione che da oltre 50 anni aspetta di trovare giustizia? Se qualcuno ci lavorasse davvero.

Laura Fedel

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