La Cassazione si è pronunciata sul caso di un automobilista accusato del reato di disturbo del riposo e della quiete delle persone in quanto circolava, in orario serale e zona abitata, con il volume dello stereo altissimo

E’ reato circolare in macchina la sera con un volume dello stereo così alto da far scattare gli allarmi dei veicoli in sosta. Lo ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 2685/2020 ribaltando la decisione dei giudici del merito che avevano assolto per insussistenza del fatto un automobilista accusato del reato di disturbo del riposo e della quiete delle persone ai sensi dell’art. 659 del codice penale.

L’uomo, nello specifico, stava circolando in un’area urbana e in orario serale con l’impianto attivo in modo da diffondere musica a volume elevato e, comunque, superiore alla soglia della normale tollerabilità.

Nel ricorrere per cassazione il Pubblico ministero – oltre a sottolineare che l’ufficiale di polizia giudiziaria che aveva proceduto al sequestro aveva specificato di avere udito a distanza il rumore della vettura che sopraggiungeva, poco dopo, alle 21.30, in una zona abbastanza popolata – rilevava che la prova del reato fosse nella disponibilità del giudice del merito e che l’attitudine al disturbo del rumore e la prova e il superamento della soglia della normale tollerabilità non avrebbe richiesto specifici accertamenti, diversamente da quanto sostenuto nella sentenza impugnata.

La Suprema Corte ha ritenuto di aderire alle argomentazioni proposte, annullando la sentenza con rinvio al Tribunale per un nuovo giudizio.

Gli Ermellini, hanno infatti chiarito che effettivamente non servono particolari accertamenti per provare che si è superata la soglia della normale tollerabilità né occorrono delle denunce-querele. La violazione scatta anche in assenza di “offesa a soggetti determinati, quando venga posta in essere una condotta idonea ad arrecare disturbo ad un numero indeterminato di persone”.

Nello caso in esame, dunque, era sufficiente la testimonianza dell’ufficiale della polizia giudiziaria che aveva sequestrato la cassa acustica, come corpo del reato.

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